Jakob Ingebrigtsen dominatore del mezzofondo: le considerazioni di Silvano Danzi

Il finale di stagione può rafforzare la dimensione ormai raggiunta da Jakob Ingebrigtsen. Dopo aver mancato l’oro olimpico nei 1500 metri ed essersi prontamente riscattato nei 5000 metri, il campione norvegese, che il prossimo 19 settembre compirà 24 anni, non si è concesso nessuna pausa, ripresentandosi in condizioni esaltanti in Diamond League.

A Losanna ha corso un super 1500 in 3’27″83, ma la perla è arrivata domenica scorsa, quando nella tappa di Chorzow, Ingebrigtsen ha stabilito il nuovo record del mondo dei 3000 metri in 7’17″55, soppiantando quello “reatino” di Daniel Komen, in carica da 28 anni.

La prestazione di Jakob Ingebrigtsen, unito alla portata di un’impresa ritenuta da molti difficilissima, apre di fatto un nuovo capitolo per il mezzofondo. Il norvegese sembra ora avere le carte in regola per dominare su tutte le distanze e andare incontro a nuovi tempi stratosferici. Forse già nelle ultime settimane di prestigiosi meeting o tutt’al più il prossimo anno. Trema il primato di Hicham El Guerrouj, forse ancor di più quello di Cheptegei nei 5000. Ma questo Ingebrigtsen è pronto anche per nuove sfide: 10.000 metri e mezza maratona.

Abbiamo voluto parlare di Jakob Ingebrigtsen con Silvano Danzi, l’allenatore di Pietro Arese: entrambi incrociano ormai spesso il norvegese, merito dello spessore raggiunto dall’atleta piemontese che in questo 2024 ha riscritto la storia dei 1500 firmando due volte il record italiano.

Silvano, Jakob Ingebrigtsen appare ormai instradato verso un dominio totale di tutte le gare distance.
“I 3000 metri di Silesia hanno aperto un nuovo scenario del mezzofondo mondiale, forse più di quanto avevano saputo fare i suoi illustri predecessori, in primis El Guerrouj. Con un passo di quel genere, Jakob Ingebrigtsen può andare a prendersi molto presto il record del mondo dei 5000 metri, quello delle siepi e correre forte fino alla mezza maratona. Me lo lasciano pensare innanzitutto i suoi 1000 metri finali corsi a Chorzow in 2’22″25“.


Jakob Ingebrigtsen ha anche dimostrato di non aver risentito delle fatiche olimpiche, stampando il record del mondo a soli 15 giorni dalla finale dei 5000 allo Stade de France. E in Polonia, le condizioni climatiche non erano proprio ideali, considerati i 29 gradi.
“E’ l’aspetto che più mi impressiona. Ha fatto in totale cinque gare alle Olimpiadi ma non c’è stata traccia di esse né a Losanna né a Chorzow. Quando non gli va bene una gara, come nel caso dei 1500 a Parigi, la volta successiva massacra gli avversari. Sembra una macchina da guerra”.

E’ proprio di un’altra categoria.
“L’esempio ce l’ho in casa. E’ stata una stagione logorante e con Pietro ci siamo fermati perché dopo le Olimpiadi ha accusato il Covid. Ma mi sono accorto che in ogni caso aveva bisogno di staccare e riposare. Ingebrigtsen no, rilancia sempre. Lo rivedremo anche a dicembre vincere gli europei di cross, vedrete”.

La sua brillantezza è rispecchiata da passaggi formidabili: oltre ai 1000 metri finali di cui sopra, ha corso in 1’52″91 gli ultimi 800 e in 55″45 l’ultimo giro. A una media, sui sette giri e mezzo, di 58″34.
“Basta dire che è passato ai 2000 metri in 4’55”, ovvero il record italiano di Gennaro Di Napoli. Per poi correre quei 1000 metri finali da fenomeno”.

Pare che abbia deciso di settare le wavelights sul record del mondo di Komen ma in modo non uniforme. Le luci hanno infatti scandito un passo di 4’55” per i primi 2000 metri con le lepri per poi incrementare la propria velocità. Ingebrigtsen sapeva già come attaccarlo e ha dimostrato grande preparazione mentre alcuni gli rimproverano l’incapacità di gestire le gare senza le lepri, vere o tecnologiche.
“Le rassegne iridate, europee e olimpiche sono gare completamente diverse dai meeting. Guardate come gli atleti etiopi dominano le distanze con prestazioni clamorose ma poi non riescono a interpretare la tattica. A Parigi, nei 1500, tutti si aspettano la sua progressione finale e hanno saputo fare la gara della vita. Però Hocker, dopo una settimana, si è già smarrito. Kerr non è più tornato in pista. E il fatto di gareggiare pochissimo secondo me lo penalizza, è un suo limite. Perché è l’abitudine alla gara che ti prepara alla gara stessa. Ingebrigtsen invece c’è sempre”.

Si dice che durante i ritiri in altura si veda poco in giro e che macini chilometri sul tapis roulant.
“Sì, risulta anche a me che sia uno che fa la maggior parte dei volumi sul tappeto. Io e Pietro a Saint Moritz non siamo mai riusciti a poter vedere un solo suo lavoro in pista. Piuttosto rimane all’esterno di essa, su una stradina adiacente. Lì fa gli allunghi. So che poi scende a Chiavenna ad allenarsi. Come del resto facciamo anche noi”.


Ma dopo quanto visto a Losanna e soprattutto a Chorzow, c’è la possibilità che a Zurigo possa battere il 3’26” di El Guerrouj nei 1500?
“Io credo proprio di sì. Anche il primato dei 3000 era considerato inattaccabile e abbiamo visto com’è andata a finire. Poi sappiamo che questa distanza può risultargli un po’ più ostica delle altre, soprattutto se ci sono passaggi iniziali troppo forti e il 1500 risulta veloce dal primo all’ultimo metro. A lui manca ancora una perfetta gestione della velocità aerobica massima, preferisce invece andare in leggera progressione. E va ricordato come non abbia una grande base di 800. Quest’anno non li hai mai corsi e in carriera non è mai riuscito a scendere sotto l’1’46. Ecco, nella prossima stagione lavoreremo anche con Arese sulla capacità di mantenere più alte le velocità e dunque sulle intensità da ottocento, ma il giochino funziona solo se c’è un adeguato supporto tecnico e muscolare”.

Parlando dell’uomo, dopo il traguardo in Silesia hai notato un Jakob Ingebrigtsen diverso dal solito.
“Ha salutato gli avversari e fatto loro i complimenti, solitamente era uno che parlava molto poco con gli altri e se ne stava per i fatti suoi anche con atteggiamento piuttosto altezzoso. Lo vedo più umano ed è un merito, perché non è facile avere gli occhi puntati addosso, dentro e fuori la pista”.

Fuori la pista infatti si parla di lui spesso per le questioni legate agli abusi perpetrati dal padre Gjert ai figli. Pare che in questi giorni sia dovuto passare ancora dalla polizia per una deposizione in merito alle denunce fatte insieme ai fratelli.
“Non vive una situazione serena alle spalle. Qualsiasi ragazzo sarebbe uscito devastato da una situazione familiare simile. Lui evidentemente riesce a esserne immune o a trasformarla in maniera positiva nel gesto sportivo”.

Un’ultima battuta sul tuo allievo Arese: propositi per il 2025?
“Abbiamo già messo nel mirino due gare nei 3000 metri indoor, a Boston e New York. E come appena detto, Pietro farà anche qualche 800, con l’obiettivo di migliorare il motore. Le siepi? E’ un’idea tornata di moda. Lui le ha sempre fatte e in allenamento usiamo regolarmente gli ostacoli. Avrebbe dovuto correrle un po’ per gioco ai Cds, ma non sarà così avendo chiuso in anticipo la stagione. I 1500 metri in qualche modo ci obbligano a seguire una strada, ma le siepi possono essere un’opzione di riserva. Lui è uno da 7’38” nei 3000, quindi può fare tranquillamente meno di 8’10”.









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