Thea Lafond, Devynne Charlton e Julian Alfred, rispettivamente medaglia d’oro nel salto triplo, nei 60 ostacoli e nei 60 piani ai mondiali indoor di Glasgow rappresentano solo le ultime imprese che rinnovano la tradizione di atleti provenienti dalle più svariate isole caraibiche in grado di tener testa tra velocità, ostacoli e salti in estensione (vero, cubani?) alle più grandi potenze mondiali.
Le Bahamas di Devynne Charlton non sono certo una novità ai vertici del movimento, storia cominciata con l’oro nella 4×100 donne a Sydney 2000 e che arriva fino alla 4×400 maschile vittoriosa a Londra 2012, con personaggi del calibro di Debbie Ferguson-Mc Kenzie e Steven Gardiner.
E’ invece già storia per i loro Paesi il trionfo di Lafond, già nota al pubblico del meeting di Savona, per la piccola Dominica (appena 70mila abitanti) e della 22enne Alfred per Santa Lucia, che di popolazione recita circa 175mila.
Lunga la lista di campioni che l’atletica ha esposto in vetrina nelle varie edizioni di Campionati mondiali e Giochi Olimpici. Del resto, mentre la mente vola volentieri verso mare cristallino e spiagge dorate, sa perfettamente che stiamo parlando dello sport più planetario e democratico della Terra, che ammette più di 200 federazioni ai suoi grandi eventi.
Non si conta più il numero di giamaicani che hanno fatto letteralmente man bassa di titoli individuali e di staffetta, ma è bene ricordare come prima dei Bolt, Blake, Thompson, Fraser-Price, Jackson, negli anni Novanta si guadagnavano la ribalta campionesse del calibro di Merlene Ottey (sei medaglie olimpiche ma l’oro arrivò a Stoccarda ’93 nei 200 metri) e Sandie Richards.
Per Grenada ha fatto quasi tutto Kirani James, iridato a Daegu e oro olimpico a Londra 2012 nel giro di pista. Poi è arrivato Anderson Peters, con i due titoli mondiali nel giavellotto conquistati a Doha 2019 ed Eugene 2022.
Molto attiva, tra podi e finali pesanti, anche Barbados: da Obadele Thompson a Sada Williams passando per l’oro a Berlino nei 110 ostacoli di Ryan Brathwaite.
La Repubblica Dominicana sta invece vivendo un’altra notevole parentesi grazie alla quattrocentista Marileidy Paulino, oro a Budapest, abile a rinverdire i fasti dell’ostacolista Felix Sanchez, mentre Porto Rico può esultare di fronte ai successi di Jasmine Camacho-Quinn, medaglia d’oro nei 100 ostacoli ai Giochi di Tokyo e argento a Budapest 2023.
Un posto speciale non può che spettare agli atleti di Trinidad e Tobago. Non solo il mito di Ato Boldon, campione mondiale nei 200 metri ad Atene 1997, ma una folta pattuglia di ragazzi sempre presenti ad altissimo livello (vedi l’oro olimpico di Londra nel giavellotto Keshorn Walcott), specie con il testimone in mano (sempre a Londra, l’oro arrivò postumo, per la squalifica per doping di Nesta Carter che fece fuori tutta la staffetta giamaicana).
I più incalliti appassionati di questo sport non potranno poi dimenticare l’impresa di Parigi-Saint Denis compiuta nei 100 metri da Kim Collins, portacolori di Saint Kitts e Nevis, capace poi di ripetersi con due bronzi a Helsinki 2005 e Daegu 2011, ma nemmeno il panamense Alonso Edward, che ebbe l’onore di cogliere l’argento nei 200 metri ai mondiali di Berlino 2009 mentre sua maestà Usain Bolt, lì di fianco, correva lo storico 19″19.