Vai Fabbri, a Parigi odore di grande occasione: ecco come Leo è diventato tra i migliori al mondo

Alla fine di un lungo peregrinare tra le pedine di tutta Europa, Leonardo Fabbri ha piazzato l’acuto anche in Diamond League. L’undicesima vittoria in altrettanti meeting non è arrivata però in una gara qualunque. Al suo fianco c’erano infatti il primatista del mondo Ryan Crouser e gli altri due americani specialisti del peso: Payton Otterdahl e Joe Kovacs, il quale detiene la miglior prestazione stagionale. L’allievo di Paolo Dal Soglio ha conservato l’imbattibilità mettendoli tutti in fila, in una giornata che per lunghi tratti non sembrava potergli sorridere.

Fabbri, con 21,62, ha rischiato di non andare al lancio finale riservato ai migliori tre della competizione. Al quinto tentativo, ha estratto dal cilindro la bordata sopra i 22 metri. Con 22,52 ha sorpassato il due volte campione olimpico e mondiale Crouser, autore di 22,37, e si è andato a prendere il secondo trionfo nel massimo circuito dell’atletica dopo quello del 2023 nel Golden Gala di Firenze.

Il pesista fiorentino ha battuto per la prima volta il dominatore incontrastato della specialità. Ciò che più conta è averlo fatto a poco più di dieci giorni dalle Olimpiadi di Parigi, nell’ultima gara test. Suonarle al numero uno al mondo quando ti avvicini all’appuntamento più importante di un quadriennio può essere la più grande dose di fiducia da incamerare. Questo Leo lo sa bene e farà di tutto per non farsi sfuggire l’occasione per entrare nel mito.

Leo Fabbri al meeting di Bydgoszcz


Anche perché l’americano ha ammesso di aver sbagliato qualcosa nella preparazione di questo 2024. Dopo i mondiali indoor di Glasgow ha caricato in modo eccessivo e ha rimediato degli infortuni al gomito e ai pettorali che non gli hanno consentito di arrivare nella forma desiderata a ridosso dei Giochi, anche se va ricordato come ai Trials di Eugene, il 31enne di Portland abbia comunque scagliato l’attrezzo a 22,84 e come a Londra abbia gareggiato senza aver smaltito appieno il jet lag.

Fabbri, che l’estate scorsa a Budapest è finito proprio alle spalle di Crouser, in questa stagione è definitivamente entrato in una nuova dimensione, grazie alla cura dei dettagli e al lavoro sempre più redditizio svolto insieme al suo team. Di seguito una serie di considerazione sui fattori che spiegano l’ascesa mondiale di Leonardo Fabbri e rendono il sogno dell’oro olimpico difficile ma non impossibile.

Costantemente oltre i 22 metri

Ciò che balza all’occhio è la continuità raggiunta dell’atleta dell’Aeronautica, capace di aumentare nel giro di un paio di mesi la gittata dei suoi lanci in modo esponenziale. La media dei lanci negli ultimi due anni è aumentata di un metro e quest’anno i suoi trionfi sono stati accompagnati da lanci superiori a 22 metri, spesso e volentieri a un soffio da quota 23: il 22,88 nella pedana bagnata di Modena nell’esordio all’aperto, il 22,95 di Savona valso il record italiano, il 22,90 di Pergine Valsugana della settimana scorsa.

Il lancio del record italiano di Leonardo Fabbri.


Sicurezza e fiducia in se stesso

Quando riesci a inanellare una lunga striscia vincente ma soprattutto ti rendi conto di essere tra i più forti al mondo che ora ti guardano con rispetto e ti riservano attenzione durante i riscaldamenti, allora cresce l’autostima e aumentano le sicurezze. Meeting dopo meeting, Fabbri ha acquisito la patente che spetta solo ai fuoriclasse e può permettersi di andare in pedana con le spalle larghe e la certezza di battere anche gli avversari più quotati.

Non devono perciò sorprendere le dichiarazioni del post-gara a Londra, quando il toscano ha affermato di aver dimostrato a se stesso di essere un campione e di aver fatto vedere chi è Leonardo Fabbri. Non dimentichiamo che alla fine della scorsa stagione, aveva spiegato di poter tranquillamente aggiungere un altro metro ai suoi lanci. Non mentiva. Sapeva. E per stare lassù coi grandi serve questo tipo di consapevolezza.

La tecnica di Fabbri fa passi avanti

I progressi del gigante fiorentino passano chiaramente anche dal lavoro tecnico. Paolo Dal Soglio, tra i ritiri sudafricani di Stellenbosch e quelli casalinghi di Schio, ha stabilizzato anno dopo anno il gesto di Leonardo, migliorato adesso anche nella posizione del piede di partenza e nella direzione del lancio.


La forza del gruppo

L’intera preparazione, Leonardo, la svolge all’interno di un team affiatato, stimolante e di alto livello. Al suo fianco c’è Zane Weir, quest’anno un po’ sfortunato a causa degli infortuni, ma in netta ripresa verso i Giochi. Weir è ormai come un fratello: sono insieme negli allenamenti e alle gare, conviventi in ritiro. Entrambi godono di una contaminazione utilissima alle loro prestazioni, senza dimenticare che nel team Dal Soglio lo scorso anno c’era il norvegese Thomsen, che dall’autunno scorso ha lasciato poi spazio a un altro valido atleta come il sudafricano Kyle Bignaut.

L’alimentazione equilibrata

Anche l’aspetto nutrizionale ha consentito a Leonardo Fabbri di scalare le vette della specialità. Il vice campione del mondo è infatti seguito dall’ex discobolo Diego Fortuna, che avevamo intervistato alla fine della scorsa stagione. Con lui, Leo è arrivato a perdere la bellezza di 16 kg, diventando molto attento anche alla gestione degli sgarri dopo le gare, eliminando ad esempio le bibite gasate e zuccherate. Questo, più che nei lanci, lo aiuta a recuperare meglio tra uno sforzo e l’altro. La sua dieta non è super ferrea ed è differenziata in base ai momenti dell’anno. In inverno, però, bisogna stringere i denti e limitare l’uso degli amidi, affidandosi per lo più al riso.

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