Marcell Jacobs a Parigi ha difeso con onore il titolo olimpico

Disputare la finale olimpica e correre in 9″85 non era affatto scontato, nella stagione in cui aveva preso la delicata decisione di ripartire da zero. Oggi possiamo finalmente dire che Marcell Jacobs a Parigi ha difeso con onore il titolo conquistato a Tokyo tre anni fa. Chiaro, non sempre si può vincere. Riconfermarsi è di per sé difficilissimo, figuriamoci nei 100 metri, dove il bis è riuscito solo a mostri sacri del calibro di Carl Lewis e Usain Bolt.

Nello sport ci sono anche gli avversari. E mai c’era stata una finale con otto uomini sotto i 10 secondi. L’ultimo arrivato, Oblique Seville, ha chiuso in 9″91, mentre il vincitore – l’americano Noah Lyles – ha brindato in 9″79 e per una questione di centesimi ha preceduto Kishane Thompson.

Dodici centesimi, dunque, tra la gloria e il fanalino di coda. Ma stavolta Jacobs, quinto a sei centesimi dall’oro, non ha nulla da recriminare. Anche il 9″80 di Tokyo non gli avrebbe garantito il bis, ma non è il caso di paragonare tra loro le due finali. Qui il parco avversari era davvero il migliore del globo: oltre ai favoriti Lyles e Thompson, all’ultimo atto c’erano gli africani Simbine e Tebogo, l’altro giamaicano Seville, che in semifinale aveva ben impressionato e che poi è finito alle spalle di Marcell, oltre agli altri due statunitensi, Kerley medaglia di bronzo e Bednarek.

Il poliziotto bresciano, dopo un difficile 2023, ha avuto il coraggio di accettare una nuova sfida, volando insieme alla famiglia negli Stati Uniti, dal chiacchieratissimo Rana Reider. Dieci mesi più tardi, possiamo dire che non è stata una scelta così scellerata ed è servita al ragazzo per ritrovare la serenità perduta e aggiungere nuovi stimoli all’interno di un gruppo di lavoro internazionale.

Marcell Jacobs a Parigi.


Il 9″85 di ieri innanzitutto significa che Marcell non ha sbagliato nulla nell’avvicinamento alla gara più importante dell’anno. All’Olimpico di Roma gli era bastato correre poco sopra i 10 secondi per confermarsi il più forte in Europa. Il 9″92 di Turku aveva segnato il ritorno a numeri da Olimpiade, non a caso lo stesso tempo stampato in semifinale ieri a Parigi.

Jacobs piace perché mai spavaldo davanti alle telecamere, ma sicuro dei fatti suoi. Nel lungo percorso che lo ha portato alle Olimpiadi si è sempre preso le proprie responsabilità, senza nascondersi dietro a scuse di alcun tipo. Ha sopportato la pressione alla quale non può esimersi un campione olimpico e a differenza di altri azzurri che in questi Giochi si sono detti soddisfatti per un piazzamento, ha affermato a chiare lettere che non era venuto a Parigi per arrivare quinto e che gli dispiace di non aver regalato un’altra gioia agli italiani.

E’ con questo spirito che si può sognare in grande. E appurato dopo quattro giorni di competizioni che questa edizione dei Giochi non sarà come quella di Tokyo per l’atletica italiana, speriamo che – risolti i problemi dell’affaticamento muscolare di ieri – Jacobs a Parigi possa trascinare la staffetta 4×100 a un altro, incredibile miracolo.

foto Grana / Fidal

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