Nei giorni in cui si discute del futuro della marcia all’interno della federazione internazionale e dei Giochi Olimpici, dalla Spagna arrivano importanti notizie sul ruolo della tecnologia applicata a una disciplina tra le più antiche (debuttò ai Giochi di Londra del 1908) e in apparenza poco soggetta all’evoluzione digitale.
Come si legge dalle pagine del quotidiano sportivo iberico Marca, la federazione spagnola, insieme a Telefonica, ha infatti depositato il progetto per l’utilizzo del sistema di intelligenza artificiale IMUS (unità di misura inerziale).
Il sistema consente di trasmettere in tempo reale o differito le informazioni degli atleti impegnati nel gesto del tacco e punta e dunque di offrire importanti spunti sull’analisi tecnica della prestazione.
Un sensore di 11 grammi collocato sul dorso della scarpa, in corrispondenza dei lacci, rileva l’accelerazione lineare, la velocità angolare e l’orientamento nello spazio dell’andatura. L’obiettivo del progetto è quello di ottimizzare gli allenamenti e soprattutto di lavorare sulla tecnica ed evitare ammonizioni e squalifiche durante la gara per irregolarità della marcia.
Il responsabile del progetto Juan Carlos Alvarez ha spiegato che “grazie ai sensori è possibile anche misurare il tempo medio dei piedi in volo e trasmettere la rilevazione allo smartwatch”, dato che nella marcia è fondamentale non perdere mai il contatto dei piedi con l’asfalto: agli ultimi mondiali di Budapest, nella 35 km, ci sono stati 94 proposte di squalifica per perdita di contatto e 61 per movimento irregolare del ginocchio.
Di questo sistema beneficeranno inizialmente una ventina di marciatori della nazionale. Ricordiamo che agli ultimi mondiali di Budapest la Spagna ha fatto man bassa nella marcia, cogliendo il doppio oro (20 km e 35 km) sia in campo maschile che femminile con Alvaro Martin e Maria Perez.