Il 2023 è stato anche l’anno di una nuova speranza per il giavellotto italiano, che annaspa da tempo sui principali palcoscenici internazionali. A regalare un sussulto al settore è stato il 21enne Michele Fina, ragazzone di 198 centimetri nato a San Vito al Tagliamento e di casa a Fontanafredda, in provincia di Pordenone.
Fina, allievo in Friuli di Carlo Sonego, attuale primatista italiano da 84,60 metri realizzato nel 1999, quest’anno ha conquistato una prestigiosa medaglia di bronzo agli Europei Under 23 di Espoo, con il miglior lancio in carriera (77,23 metri) e un alloro che mancava all’Italia da più di quarant’anni.
Michele, per te il 2023 è stata una stagione di svolta.
“E’ iniziato nella norma, poi in estate c’è stato un notevole salto di qualità . L’unica pecca rimane la Coppa Europa, che non è andata come speravo. Ma ormai è acqua passata, dagli errori s’impara. L’ingresso nel Centro Sportivo Esercito mi ha dato tanta sicurezza e una nuova mentalità , oltre che l’orgoglio per rappresentare questo gruppo militare”.
Ti sei presto rifatto agli Europei Under 23.
“Il bronzo di Espoo e il personale di 77,23 valgono tanto per la mia crescita. Ma anche il secondo posto agli Assoluti, al termine di una gara difficile, ha rappresentato un buon esercizio psicologico, dal momento che dopo cinque lanci molto al di sotto delle mie possibilità , sono riuscito nel finale a raddrizzare la gara”.
Sei già a lavoro per un grande 2024. Che tipo di preparazione stai affrontando?
“Sto cercando di innalzare il livello tecnico e la preparazione quest’anno è ancora più tosta, com’è giusto che sia per adattarsi ai lavori più duri e migliorarsi”.
Cosa stai perfezionando?
“La fluidità di lancio e l’equilibrio, qualità indispensabile per essere dei buoni giavellottisti. Il giavellotto è la conseguenza di una serie di azioni meccaniche che iniziano con la rincorsa. La mia preparazione rispecchia quella del decatleta: nove/undici allenamenti a settimana, conditi da corsa, sollevamento pesi, ostacoli, lanci. Ciò che conta è avere voglia di lavorare quando si è stanchi”.
Abbiamo letto sul web di un documento preparato da Antonio Fent e basato su ciò che fanno i finlandesi, considerati i maestri di questa specialità . Il gap che paghiamo con i migliori è dovuto alla mancanza di contaminazioni con gli altri Paesi?
“Sicuramente guardare gli altri non fa mai male, io stesso mi sono innamorato del giavellotto su YouTube e ancora adesso guardo molti video per scoprire le differenze tecniche tra me e gli altri. A mio avviso, negli ultimi anni è mancata la capacità di trasmettere le conoscenze tra vecchia e nuova generazione”.
Forse è anche una questione culturale.
“A Espoo, due ragazzi finlandesi mi hanno esaltato appena hanno scoperto che ero un giavellottista. In Finlandia è sport nazionale, come il rally o la formula 1. E’ anche un fatto ambientale: se in Italia il livello medio aumentasse, o ci fosse un atleta in grado di lanciare oltre gli 82-83 metri, sono convinto che almeno 4-5 atleti lancerebbero dieci metri in più. Avere un punto di riferimento di un certo tipo davanti aiuta e motiva a fare di più. E’ quello che è successo nella seconda parte degli anni Novanta”.
A proposito, sei uno dei pochissimi in Italia ad avvicinarti agli 80 metri. Ti manca non avere un compagno in azzurro con le stesse prospettive, come ad esempio accade nel peso con Fabbri e Weir che si allenano e spronano a vicenda?
“Mi alleno da solo ma in Nazionale ho la possibilità di confrontarmi con compagni validi come Roberto Orlando e Mauro Fraresso, che mi consentono di non abbassare mai la guardia. Spero di essere io a fare presto gli 80 metri e di trascinare gli altri”.
Nel 2024 quali obiettivi hai messo nel mirino?
“La Coppa Europa di lanci a Leiria è una prima occasione per migliorarsi. A fine maggio punterò a una medaglia ai Giochi del Mediterraneo riservati agli Under 23. Per il resto, vedremo cosa dirà la prima parte di stagione. Farò qualche gara all’estero per accumulare punti per il ranking. Gli Europei di Roma in casa sono un bel sogno, ma bisogna lanciare 83 metri. E per le Olimpiadi 85,5. Insomma, restiamo coi piedi per terra, non voglio farmi illusioni o crearmi pressioni”.