Neeraj Chopra, il giavellottista divenuto icona di un intero Paese

L’atletica leggera rappresenta da sempre la disciplina planetaria per eccellenza e il mondo globalizzato non ha fatto altro che rinforzare questa tendenza.

Negli ultimi anni molte Nazioni, con i loro formidabili atleti, si sono rivelate alla ribalta internazionale e a questa legge non sfugge l’India, soprattutto in una specialità come il giavellotto che per tradizione ha saputo proporre non pochi ribaltoni dal punto di vista geografico.

Se storicamente i tedeschi (ora in forte crisi e mai sul podio nell’intera rassegna di Budapest) e i vari atleti dell’Est (soprattutto i cechi, come il mito Zelezny) l’hanno fatta da padrone, a ruota hanno trovato il loro spazio finlandesi (Pitkamaki), norvegesi (Thordkilsen), sudafricani (Corbett), giapponesi (Kitaguchi), estoni (Varnik) e grenadini (Anderson Peters).

Ora è il turno dell’India, grazie al talento di Neeraj Chopra, che dopo il titolo olimpico conquistato a Tokyo, si è preso anche l’oro mondiale (con la misura di 88.17) sfuggitogli un anno fa a Eugene, dov’era stato argento.

La vittoria di Chopra, 24enne dell’Haryana allenato dal tedesco Klaus Bartonietz, ha rappresentato il primo successo in un mondiale di atletica per un’immensa Nazione dai grandi squilibri e dalla crescita economica vertiginosa.

Simbolo dello sport e oltre

La storia di Chopra sta incentivando la pratica dell’atletica e non solo: sta ispirando un’intera generazione di ragazzi a sognare in grande.

“Non solo in India, ma in tutto il Sud asiatico” ha sottolineato nei giorni scorsi il primo ministro indiano Narendra Modi. E non ha tutti i torti, se si considera che Chopra sta spendendo il suo personaggio per seguire i giovani atleti della zona asiatica.

Ha fatto notizia, ad esempio, la sua telefonata al giovane collega pakistano Muhammad Yasir, fatta per complimentarsi dopo la medaglia d’argento di questi ai Campionati Asiatici.


E a proposito di Pakistan, non sono passati inosservati – anche a livello geopolitico – i buoni rapporti e la sana rivalità che lo lega ad Arshad Nadeem, a Budapest medaglia d’argento.

In India non si parla d’altro che di Chopra. Il ragazzo nato nell’umile villaggio di Khendra da una famiglia contadina è sulla bocca di tutte le autorità. E finito per travolgere anche un altro pianeta che ben rappresenta il Paese, ovvero il cricket.

Gli indiani hanno volentieri cambiato canale per non perdere un solo minuto della finale del giavellotto e le più importanti stelle dello sport nazionale del calibro di Virat Kohli e Shubman Gill, hanno commentato a colpi di tweet l’impresa del ragazzo prodigio che ha portato l’India sul gradino più alto del podio in una rassegna iridata. Prima di lui, c’era andata vicina solo Anju Bobby George, con la medaglia di bronzo conquistata nel salto in lungo a Parigi 2003 (misura di 6,70).

La storia di Chopra è la punta dell’iceberg di un movimento in grande fermento, che a Budapest si è fatto notare, eccome.

Nella finale del giavellotto c’erano altri due connazionali, Kishore Jena e DP Manu, che si sono piazzati rispettivamente al quinto e sesto posto. Parul Chaudhary ha raggiunto la finale dei 3000 siepi donne, mentre la 4×400 maschile (Anas, Jacob, Ajmal, Ramesh), dopo aver stampato il record asiatico in semifinale, ha chiuso quarta dopo la squalifica del Botswana, non lontana da un clamoroso podio.

A Zurigo, in Diamond League, si è registrato anche il quinto posto nel salto in lungo di Sreeshankar Murali, volato direttamente alle finali di Eugene.

Ecco perché, com’egli stesso ha sottolineato all’indomani dei mondiali, non bisognerà aspettare chissà quanti anni per rivedere un nuovo indiano sul podio: nel giavellotto, attualmente, ci sono quattro lanciatori in grado di oltrepassare gli 80 metri.

Ma chi c’è dietro ai suoi successi?

Chopra, da ragazzino, è stato indirizzato al giavellotto dal campione indiano Jaiveer Singh. La sua carriera è cominciata quando si è spostato a Panchkula e ha incontrato Naseem Ahmad, allenatore che lo ha forgiato con allenamenti innovativi in grado di assecondarne forza ed elasticità, e di limitarne le imperfezioni, come i frequenti lanci a gambe incrociate.

Un ruolo di non minore importanza, seppur per un breve periodo fino alla prematura scomparsa, l’ha avuta il coach australiano Gary Calvert, che l’ha portato alla conquista del titolo iridato Under 20.

Klaus-Bartonietz
Klaus Bartonietz.

La svolta è arrivata dalla Germania, quando Chopra, dal 2017 al 2019, si è affidato alla leggenda teutonica Uwe Hohn, unico atleta della storia capace di scagliare il giavellotto oltre i 100 metri.

Hohn lanciò il giavellotto a 104,80 metri nel 1984, prima che la federazione internazionale modificasse il baricentro dell’attrezzo (per ottenere misure più contenuto e garantire la sicurezza delle persone) e annullasse tutti i record stampati fino a quel momento.

Con Hohn, Chopra ha messo a posto la tecnica, si è ripreso da un intervento alla spalla operata a Mumbai e si è poi affidato – in vista delle Olimpiadi – all’esperto di biomeccanica e attuale coach Klaus Bartonietz, che lo ha messo a posto dal punto di vista della velocità e gli riconosce “la capacità di gestire al meglio l’esplosività di cui lo ha dotato madre natura”.

Un po’ di numeri

Chopra, ironia della sorte, non ha ancora mai lanciato oltre i 90 metri, misure che al momento sembrano tornate più rare per il giavellotto.
Per vincere l’oro olimpico, due anni fa, gli bastò addirittura una misura inferiore a quella di Budapest: 87,58.

La sua forza è però la continuità: l’indiano ha lanciato dieci volte oltre gli 88 metri, 27 volte oltre gli 85 (l’ultima al Weltklasse di Zurigo), 37 volte oltre gli 82. E da cinque anni, non finisce più in basso del terzo posto in competizioni ufficiali. Se non è garanzia questa…

Tra Tamberi e il finale di stagione

Al Weltklasse di Zurigo, Chopra – a testimonianza della popolarità raggiunta e di una stima guadagnata anche dai colleghi – si è reso protagonista di un simpatico siparietto con il nostro Gianmarco Tamberi.

Gimbo ha infatti simulato un salto facendosi reggere dall’indiano il giavellotto a mo’ di asticella. Il reel è subito diventato virale ed è possibile vederlo su Instagram.

Neeraj, che ha dichiarato di essere stato parecchio influenzato sia a Budapest che a Zurigo, concluderà la sua stagione agli Asian Games. Prima, la finale della Diamond League a Eugene, il 16 e 17 settembre.

Foto Getty Images for World Athletics

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