Giovedì scattano le Olimpiadi dell’atletica: facciamo le carte con Franco Bragagna

E’ il decano dei telecronisti Rai. In cabina di commento è alla nona Olimpiade estiva: cominciò con Barcellona ’92 (per la radio), chiuderà con l’edizione di Parigi 2024 prima di andare in pensione. E’ soprattutto l’inconfondibile voce dell’atletica: un condensato di pathos e conoscenze. I Giochi di Franco Bragagna sono già cominciati da un pezzo. Come consuetudine, ha raccontato (in riva alla Senna coadiuvato da Alberto Romagnoli) la cerimonia inaugurale. E nella prima settimana di competizioni si è dedicato alla canoa discesa. A poche ore dal suo trasferimento allo Stade de France per accompagnare le gesta in pista e pedana (lo affiancherà Guido Alessandrini), lo abbiamo interpellato per fare le carte agli azzurri e non solo.

Franco, che Italia ti aspetti a Parigi? Gli Europei sono stati una bella favola, ma il mondo è un’altra cosa.
“Gli azzurri, a Roma, hanno disputato un’edizione meravigliosa di una manifestazione che dal 2012, essendo diventata biennale, ogni quattro anni deve fare i conti con le Olimpiadi. Quest’anno gli Europei sono pure stati insolitamente collocati prima, a mio avviso la scelta più felice sarebbe stata rispettare l’idea originaria, che li avrebbe previsti per fine agosto. Il comitato organizzatore ha insistito sugli eventuali problemi da risolvere per le partite di inizio campionato di Roma e Lazio. Ma credo che con un calendario della Serie A non più così monolite come un tempo, l’ostacolo si sarebbe potuto aggirare”.

Gli azzurri hanno portato a casa il massimo, raggiungendo uno straordinario picco di forma già all’inizio di giugno.
“Avevano il doppio obbligo di andar forte, perché l’europeo in casa deve essere sfruttato al massimo. Credo sia stato così, i loro risultati sono stati un bello spot per la promozione dell’atletica. Ci sono state parecchie vette di eccellenza, altre proprio sensazionali. I ragazzi hanno fatto una figura bellissima, ora resta da vedere quante medaglie riusciranno a trasferire a Parigi”.

Cominciamo a giocare con i pronostici. Partiamo dalla marcia, tradizionale forziere di medaglie, con le due 20 km in programma nella mattinata inaugurale del 1° agosto.
“Stano è sicuramente da podio. Ma bisogna vedere com’è cresciuta la sua condizione nelle ultime settimane dopo l’infortunio. Mi sento di dire invece che Antonella Palmisano rappresenti una garanzia, anche per la staffetta mista. E’ vero che i due azzurri non sono ancora stati scelti ma fatico a pensare che possa non essere lei a marciare per l’Italia. In una gara così lunga, con le due frazioni da 10 km separate, credo che Antonella possa fare la differenza nel finale, quando la stanchezza si farà sentire ed entreranno in gioco anche le palette dei giudici che, dato il suo stile privo di imperfezioni, potranno dirigersi altrove”.

Antonella Palmisano medaglia di bronzo a Budapest


Uno degli atleti più attesi è Andy Diaz. Fino a qualche mese fa, avremmo messo la mano sul fuoco per una medaglia, ma avendo gareggiato pochissimo quest’anno forse adesso abbiamo meno certezze.
“Sarà sicuramente protagonista nella finale, i 17 metri di San Vendemiano sono l’unico indicatore di una stagione che lo ha visto lontano dalle pedane e che ci ha fatto cambiare le previsioni rispetto a due o tre mesi fa. Gli avversari del triplo, soprattutto Jordan Diaz e Pablo Pichardo in gran spolvero a Roma, sono tostissimi. Anche se torneranno sulla terra rispetto alle misure ottenute nella super pedana dell’Olimpico”.

Siamo al getto del peso. Leonardo Fabbri è ormai tra i migliori al mondo e non si può nascondere.
“Quando lancia male, fa 21 metri. E’ tranquillamente da podio, deve innanzitutto superare le forche caudine dei tre lanci di qualificazione. Ryan Crouser non sembra quello degli anni passati, Kovacs in giornata vale i 23 metri. Io tra i primi cinque metto però anche Zane Weir. A Parigi può tornare sui 22 metri, è in netta ripresa e nelle ultime uscite ho avuto la sensazione che si stesse ascoltando e stesse prendendo le misure”.

A proposito di infortuni e rientri: Gianmarco Tamberi.
“Resta il favorito numero uno. E’ un animale da competizione e nel momento più difficile sono convinto che riuscirà a liberare le emozioni e aggiungere ai suoi salti ulteriore adrenalina, girando la pressione a proprio vantaggio come ci ha fatto vedere anche a Roma. Gli avversari? Barshim s’è visto poco, Kerr è sicuramente il più pericoloso, da medaglia”.


E Lorenzo Simonelli?
“E’ in lizza per le posizioni di rilievo, poi nei 110 ostacoli ritrovarsi secondo o sesto è un attimo. Considerando Holloway una categoria a parte, farei molta attenzione agli altri due americani, Crittenden e Roberts, ai Trials scesi sotto i 13″. Lollo intanto deve arrivare in finale. A Montecarlo è rimasto fuori per un soffio: a passare fu Zhoya che poi vinse la gara passando con l’ultimo crono, questo fa capire come possa succedere di tutto in questa specialità”.

Per Marcell Jacobs riconfermarsi sarà difficilissimo.
“Marcell non è di certo quello di Rieti. E’ stato giusto vendere quei test in un certo modo ma la simulazione di Parigi non è stata altro che una due giorni di allenamento dove l’obiettivo non era certo fare 9″90. Detto ciò, riconfermarsi campione olimpico sarà un’impresa durissima. Mi aspetto che vada in finale, ma non sarà scontato. L’oro? I tempi dicono Kishane Thompson. Ma sarà uno da 9″77 anche dopo tre turni?

Che maratona ti aspetti?
“Una gara strana, con questa ripida salita che metterà a dura prova gli atleti. Quell’asperità sarà temuta e potrebbe far sì che la maratona sia ancor più tattica delle altre a cinque cerchi. Il percorso può esaltare le caratteristiche di Yeman Crippa, uno leggero che ha praticato anche la corsa in montagna. Dovrà stare col gruppo di testa e provare a giocarsi il tutto per tutto. Se ne avrà ancora, magari al 40° chilometro potrà fare la sua azione spavalda per una medaglia”.

Yeman Crippa oro nella mezza maratona.


Restano ancora un paio di italiani di grido.
“La 4×100 maschile, con tutti i rischi del caso, lotterà per qualcosa di molto importante, è giusto che vada per il bis olimpico. Nadia Battocletti è da prime otto nei 5000 metri. Alessandro Sibilio non credo sia maturo per correre i 400 ostacoli in 46 secondi, ma mai dire mai. Luca Sito è uno che agli Europei ha dimostrato di non soffrire i turni e potrebbe farci vedere delle cose interessanti. La sua facilità di corsa è notevole, mi ricorda Claudio Licciardello, non gli auguro però gli stessi infortuni. Furlani e Iapichino? Sono lì, soprattutto Mattia parte in prima fila. Ecco, in questi casi si tratta di un esordio olimpico. L’emozione li bloccherà o sarà fonte di incoscienza? Non dimenticherei, infine, Sara Fantini: sicuramente tra le prime sei del martello e super costante nei grandi appuntamenti”.

Quale sarà il duello più bello delle Olimpiadi o la gara da non perdere?
“I 400 ostacoli femminili. Sydney McLaughlin e Femke Bol faranno scintille. E attenzione alla nuova pista. Se performante, potremmo anche avvicinarci alla barriera dei 50 secondi”.

Altre stelle da seguire?
“Noah Lyles, tra i favoriti degli incertissimi 100 metri, farà il fenomeno nei 200. Ma anche i 400 promettono bene, tra Quincy Hall e Matthew Hudson-Smith, che come tanti britannici ha rinunciato agli europei per puntare tutto sui Giochi Olimpici. A tal proposito, vedremo venire i nodi al pettine degli atleti del Vecchio Continente e dei loro gruppi di lavoro che hanno dovuto programmare il doppio picco tra giugno e agosto”.


La tua Olimpiade è già iniziata da un paio di giorni: ma come si prepara la telecronaca di una cerimonia d’apertura?
“Ognuno si porta dietro un bagaglio di conoscenze tutto suo, che riguardano lo sport a 360°. E poi si approfondiscono i dettagli, magari puntando sull’attualità politica del mondo”.

La tua esperienza ai Giochi estivi è iniziata 32 anni fa. C’è un ricordo particolare che ti è rimasto nella mente?
“Sono tanti e riguardano sia gli aneddoti delle gare, come ad esempio il primo atleta africano di stanza in Francia abile a vincere una medaglia nella canoa slalom, che le tante persone incontrate. E’ chiaro che quei 10 minuti di Tokyo, con i successi di Tamberi e Jacobs, restano qualcosa di unico, fuori da ogni comprensione. Ma anche l’oro della 4×100 è stato qualcosa di straordinario rispetto alle attese: i cambi perfetti, la pennellata in curva di Fausto Desalu, la rimonta di Filippo Tortu sui britannici. Ma chi l’ha scritta quella sceneggiatura?”.

Ti dispiace che sia l’ultima volta da telecronista alle Olimpiadi estive?
“Sono rassegnato ma non in senso negativo. Rientra nello scorrere della vita, sta semplicemente per finire un capitolo. Ho fatto delle bellissime esperienze, senza sentire la necessità di sbandierarlo. Avrei firmato per fare quello che ho fatto, di cosa potrei lamentarmi? Seguire gli eventi sportivi era ciò che sognavo da bambino, alcuni momenti come quelli olimpici mi hanno coinvolto anche dal punto di vista emotivo. Le prossime edizioni? Continuerò di certo a seguirle, non so in quale veste ma andrebbe benissimo anche dal divano di casa”.

foto degli azzurri di Grana / Fidal

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