Dietro il ritorno del peso azzurro ad altissimi livelli rappresentato dalla medaglia d’argento di Leonardo Fabbri con la splendida misura di 22.34, c’è il lavoro di Paolo Dal Soglio, allenatore del fiorentino e del campione europeo indoor Zane Weir che a Budapest è incappato in una serata storta, lontana parente da ciò che era stato capace di fare durante tutto il 2023.
Per Leonardo, quella di sabato scorso, è stata una giornata double face. Cominciata in affanno, dopo l’acquazzone, l’avvio ritardato delle qualificazioni e la pedana scivolosa, e finito in gloria alle spalle dell’alieno Ryan Crouser, primatista del mondo.
“Sapevo che Leo valesse quelle misure e anche oltre, come ha dimostrato al penultimo lancio poi risultato nullo e che avrebbe avvicinato i 23 metri – spiega coach Paolo Dal Soglio – Al mattino, lui ha sofferto fino alla fine. Pensavo servisse di più per l’accesso alla finale, ma si è salvato al terzo tentativo con 20.74. Tra le due pedane c’erano tre o quattro atleti che avrebbero potuto scalzarlo dalla dodicesima posizione. E’ stato fortunato”.
In finale però si è letteralmente trasformato.
“Ha cominciato con un nullo, poi quando ha fatto 21.26 ho capito che era entrato in gara e avrebbe fatto grandi cose. Leonardo ha dimostrato le sue potenzialità, anche se può ancora migliorare sull’intensità, a volte pecca d’inesperienza. Ma va benissimo così, non è facile per nessuno disputare due gare in un giorno. Personalmente, non potevo chiedere di più”.
Leonardo ha sottolineato come tra i segreti del suo cambio di marcia ci sia stata anche la perdita di diversi chili.
“Rientra tutto nella cura dei dettagli che stiamo portando avanti con Leo da Eugene in avanti. Ha voluto semplicemente curare l’alimentazione, pur senza dannarsi. Perdere la massa grassa gli consente più che altro di recuperare meglio giorno dopo giorno, tra uno sforzo e l’altro. E in generale di stare meglio”.
Adesso si lavorerà in funzione di Parigi 2024.
“Il suo gesto in pedana non è ancora stabilizzato come vorrei. C’è da limare qualcosa anche nella differenza tra pedana bagnata e asciutta, come abbiamo visto a Budapest. Per programmare la prossima stagione, aspetterò le ultime 3-4 gare di Diamond League che lui e Zane disputeranno dopo i mondiali. Sono curioso di vedere se l’apice è stato già toccato o se ci sono ancora margini per salire di livello”.
Leo dal punto di vista tecnico cosa deve migliorare?
“Sicuramente la partenza, sulla posizione del piede destro che non è ancora stabile. Spesso devo intervenire io per modificargliela. Per il resto, il lavoro sarà tale e quale a quello di quest’anno. L’importante è non avere intoppi dal punto di vista fisico”.
E in autunno partirete come al solito per il Sudafrica.
“A novembre andremo a Stellenbosch e vi ritorneremo in primavera per la rifinitura della preparazione. Quest’anno siamo andati ad aprile, ma il prossimo conto di anticipare a marzo perché a giugno ci sono gli Europei a Roma, un appuntamento che per noi ha un significato particolare nonostante l’evento clou siano poi i Giochi Olimpici”.
Abbiamo visto spesso Leo nelle vesti di ragazzone estroverso e guascone. Come si gestisce?
“E’ così come lo vedete. E festeggia quando c’è da festeggiare. Ma è un grande professionista, inserito in un gruppo senza primedonne, che funziona e si allena con serietà per sei giorni alla settimana. Fabbri ha grande voglia di fare, a volte anche troppa. E sa dove vuole arrivare”.
Spendiamo due parole anche su Zane Weir, protagonista di una finale da dimenticare.
“Al mattino stava benissimo e lo avete visto tutti durante le qualificazioni. Capita che quando sei al massimo della carica nervosa a inizio giornata, poi questa tenda a diminuire e così è successo a Zane, probabilmente destabilizzato anche dal 22.70 fatto in riscaldamento poco prima della finale”.
Cosa può essergli successo?
Da quel momento ha perso energie e ha arrancato, si è come svuotato. Ha pagato dazio, al contrario di Leo partito in sordina al mattino e poi esploso nel tardo pomeriggio. Premesso che non deve essere una giustificazione, ricordiamo che i pesisti hanno dovuto gareggiare in un’unica giornata e non è facile per nessuno disputare due gare in un giorno. E’ stata una giornata infinita: la sveglia anticipata, il diluvio che ha fatto spostare l’inizio delle qualificazioni. Non c’è stato tempo per recuperare. Per fortuna che l’anno prossimo alle Olimpiadi il peso sarà distribuito su due giorni, com’è sempre stato. Stavolta l’ho trovato irrispettoso per gli atleti”.
Foto Grana / Fidal