Il peso delle aspettative: la pedana parigina ha respinto la medaglia “certa” di Fabbri

Un’altra medaglia ritenuta sicura dagli addetti ai lavori è scivolata via, trascinata dalla pioggia di Parigi. Dopo i marciatori, è arrivata sul far della sera anche la cocente delusione per Leonardo Fabbri, il numero uno del peso italiano da qualche tempo tra i migliori al mondo..

Il primo lancio ben oltre i 22 metri scarsi ma nullo, poi un 20,96 di riassestamento, quindi gli altri nulli e un 21,70 prima rigettato e poi validato dalla giuria che gli ha consentito di chiudere almeno al quinto posto. Piazzamento che non può di certo soddisfare Leo. Reduce da dieci vittorie consecutive (nell’ultima aveva battuto nello scontro diretto anche Ryan Crouser) in cui aveva sempre superato quota 22.

La sua media di migliori lanci in questa stagione era di circa 22,60. I progressi fatti restano, così come la dimensione del campione. Ma non si può negare la sensazione di aver perso una grande occasione e qualcosa dal punto di vista dell’approccio mentale andrà rivista, magari pensando già a Los Angeles 2028.

Pedana bagnata

La pedana dello Stade de France si è rivelata maledetta. Quando si è messo a piovere, è diventata un acquitrino, complice la mancanza di interventi adeguati da parte dell’organizzazione. Le prestazioni degli atleti sono state condizionate. E si sono visti un paio di scivoloni che hanno messo a rischio la loro incolumità.

In questo scenario, Fabbri ne è uscito penalizzato. Perché si trovava a rincorrere e non ha più avuto l’opportunità di farlo, anche se va ricordato come Joe Kovacs, all’ultimo lancio, sia stato capace di lanciare l’attrezzo a 22,15, acciuffando per i capelli la medaglia d’argento alle spalle di sua maestà Crouser. Il quale aveva messo le cose in chiaro dall’inizio con la misura di 22,90 ed è andato a prendersi il tris olimpico.

Già, quel Crouser per certi versi affiancato in stagione da Fabbri, sfidato anche fuori dalle pedane. Quel Crouser che nel momento topico si è fatto trovare prontissimo, mentre Leo non è stato all’altezza delle sue stesse aspettative.

Le prime misure

Il miglior Fabbri aveva nelle corde anche la misura con cui si è vinto l’oro e va ricordato come abbia stabilito a Savona il primato italiano con 22,95. Il fiorentino dell’Aeronautica spesso trova nel finale l’abbrivio giusto e col senno di poi, serviva trovare il feeling con la pedana già nei primi tre turni di lanci per entrare in zona medaglie prima che arrivasse la pioggia a scombinare i piani. In questo senso, ci sarà tempo per le riflessioni tecniche con coach Dal Soglio.

Leonardo Fabbri al Meeting di Londra.


Il peso delle aspettative

Fabbri è arrivato alle Olimpiadi di Parigi super carico, forte di un’imprevista imbattibilità stagionale. Le sue dichiarazioni, tacciate di spavalderia, erano anche realistiche. A confortarlo erano i numeri, la sicurezza e la continuità raggiunte. Che abbia sentito il peso delle aspettative per una medaglia annunciata e quasi scontata? Difficile dirlo, anche se fin dalle qualificazioni ha dato la sensazione di non essere lo stesso Fabbri ammirato da maggio a luglio: l’atmosfera olimpica è un’altra cosa e potrebbe aver avuto il suo peso nell’acuto mancato da Leonardo.

Le istantanee del day 3

Il day 3 dell’atletica a Parigi verrà ricordato per la rimonta monstre di Femke Bol, capace di bruciare gli Stati Uniti e festeggiare, da quarta frazionista, la medaglia d’oro dell’Olanda nella staffetta 4×400 mista (Italia sesta) con tanto di record del mondo.

E’ stata anche la serata degli outsider: nel decathlon il norvegese Markus Rooth ha fatto lo sgambetto al favorito Leo Neugebauer mentre la caraibica di St. Lucia Julien Alfred ha fulminato nei 100 piani la statunitense Sha’Carri Richardson. E a proposito di storiche prime volte, Thea Lafond di Dominica, ha vinto l’oro del salto triplo (ottava Dariya Derkach) dopo quello conquistato a Glasgow ai mondiali indoor.

Tutti per Jacobs

Oggi menù ricchissimo con il debutto, tra gli altri, di Mattia Furlani, Lorenzo Simonelli e Sara Fantini. Fari puntati sulla finale del salto in alto donne, con la possibilità che l’ucraina Yaroslava Mahuchikh possa migliorare ulteriormente il record del mondo stabilito a Charlety un mese fa.

E’ soprattutto il giorno dei 100 metri e di Marcell Jacobs, reduce dal 10″05 della batteria. Ma in semifinale c’è anche Chituru Ali. Incrociamo le dita…

foto Grana / Fidal

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