Piratesse dei Caraibi: la storia dei Giochi riscritta da Julien Alfred e Thea Lafond

184 mila e 72 mila. Sono gli abitanti di Santa Lucia e Dominica. Due isole dei Caraibi piuttosto vicine (nel mezzo c’è Martinica) entrate ieri nella storia dei Giochi Olimpici (e dell’atletica) grazie alle prime medaglie di sempre che porteranno a casa Julien Alfred e Thea Lafond.

La prima si è imposta nei 100 metri in 10″72, sotto la pioggia battente. Facendo un sol boccone della favorita Sha’Carri Richardson, argento con 10″87, che sognava di far tornare dopo 28 anni negli Usa la medaglia d’oro nella gara regina. La seconda ha invece dominato la gara del salto triplo con la misura di 15,02: all’alba di marzo aveva già vinto il titolo mondiale indoor, come la Alfred nei 60 metri.

Uno dei motivi per cui l’atletica, specie nei grandi eventi, affascina è proprio questo. C’è spazio per duecento Nazioni e due talenti provenienti da piccoli, giovani e geograficamente sperduti Stati possono tranquillamente conquistare il palcoscenico beffando le superpotenze, su tutti gli Stati Uniti.

L’oro di Julien Alfred dedicato al papà

Lo avevamo scritto alla vigilia di queste Olimpiadi. L’unica in grado di battere Sha’Carri, vista in grande forma ai Trials, era Julien Alfred. E così è stato. Bruciante l’accelerazione della 23enne sprinter di St. Lucia, trasferitasi in Texas per studiare all’università all’età di 16 anni dopo l’infanzia trascorsa nella capitale Castries. Una galoppata senza titubanze, da dedicare subito dopo la linea del traguardo al padre scomparso nel 2013. Un successo schiacciante per la ragazza cresciuta col mito di Usain Bolt.


Niente da fare per Sha’Carri, piuttosto imballata rispetto alle ultime uscite. Nei 100 continuano dunque a dominare i Caraibi: dopo le quattro edizioni appannaggio delle giamaicane, ora è il turno di St. Lucia, isolotto a Nord di St. Vincent e Grenadine, dal quale si è staccato nel 1979 rimanendo però all’interno del Commonwealth britannico e riconoscendo Carlo III d’Inghilterra come sovrano.

Notevole la crescita di Julien Alfred in questo 2024, dal momento che aveva aperto l’anno imponendosi ai mondiali al coperto nei 60 metri, anche se con un parterre completamente diverso. L’anno scorso, ai mondiali di Budapest, era stata quinta nei 100 e quarta nei 200, distanza in cui promette di dare battaglia a giudicare dalla batteria corsa stamani.

L’oro di Thea Lafond: Dominica in festa

Serata gloriosa anche per Dominica, isola ancora più piccola di St. Lucia, repubblica resasi indipendente dalla Gran Bretagna nel 1978 anche se ancora appartenente al Commonwealth. Con la misura di 15,02, Thea Lafond ha preceduto la giamaicana Ricketts e l’americana Moore, stabilito il primato nazionale (ha aggiunto un centimetro in più rispetto a Glasgow) e conquistato su pedana bagnata un oro storico per il suo popolo. Letteralmente in visibilio per l’impresa compiuta a Parigi in una competizione orfana della campionessa in carica, Yulimar Rojas, infortunata al tendine d’Achille.

Thea Lafond, oro del triplo per Dominica.


Al pari di Julien Alfred, la 30enne Thea Lafond è diventata atleta di grido negli Stati Uniti, quando ha mosso i primi passi da specialista delle prove multiple all’Università del Maryland, prima di concentrarsi, a partire dal 2016, nel salto triplo.

Gli altri pirati dei Caraibi

Lafond e Alfred sono solo gli ultimi grandi campioni provenienti dalle più svariate isole caraibiche in grado di tener testa, tra velocità, ostacoli e salti in estensione, alle più grandi potenze mondiali.

Tenendo da parte i giamaicani, Steven Gardiner, stasera in gara nei 400, e Debbie Ferguson-Mc Kenzie sono delle leggende alle Bahamas. Al pari di Kirani James per Grenada, che annovera ai Giochi il giavellottista Anderson Peters e ha già vinto ieri, nel decathlon, la medaglia di bronzo con Lindon Victor.

La Repubblica Dominicana è la favorita per i 400 femminili grazie alle gesta di Marileidy Paulino, pronta a raccogliere l’eredità dell’ostacolista Felix Sanchez. E come dimenticare, tra gli altri, gli sprinter Ato Boldon di Trinidad e Tobago e Kim Collins di St. Kitts e Nevis?

foto Getty Images

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