Sveva Gerevini è rimasta per altri tre giorni nella Capitale ad assistere alle gare del compagno di allenamenti Dario Dester. Entrambi sono guidati da coach Pietro Frittoli a Cremona. Hanno chiuso le rispettive prove multiple al sesto posto. E tornano a casa con il record italiano in spalla. Lui, nel bel mezzo della baraonda Tamberi, ha aggiornato il primato del decathlon che aveva firmato a Monaco 2022, incrementandolo a 8235 punti. Sveva Gerevini ha invece strappato quello dell’eptathlon all’altoatesina Gertrud Bacher, dopo 25 anni.
Sveva, analizziamo subito le sette gare disputate. Andiamo nell’ordine e partiamo con i 100 ostacoli.
“Sono arrivata allo start sicura, non vedevo l’ora di gareggiare. L’ultima volta era stata al Challenge. Mi ero fratturata un piede. Ho cercato di non pensarci. Solo all’ottavo ostacolo ho perso un po’ di equilibrio, ma è arrivato il personale di 13″35”.
Nel salto in alto sei salita fino a 1,80.
“Venivo da due-tre allenamenti tra i peggiori di sempre. Mi hanno mandato in paranoia, non ho dormito per alcune notti, convinta di combinare un disastro. Le prime misure sono arrivate al primo tentativo, ma non erano belle dal punto di vista tecnico. Poi è scattato qualcosa. Ho trovato le posizioni e le linee”.
Era una misura che volevi fare da tempo.
“L’ho provata per la prima volta il 30 maggio del 2022 ma non ho mai avuto la possibilità di fronteggiarlo in gara perché pochi giorni dopo mi sono lacerata l’obliquo di quattro centimetri. Avrei dovuto riprovarci nel 2023. Ma l’infortunio al Challenge mi ha costretto a riporre l’esperimento nel cassetto. Lasciando però un conto in sospeso. E’ stato un salto eccellente, anche l’1,83 non fatto mi lascia ottime speranze per il futuro”.
Nel peso solo 12,37. Sono lì le note dolenti, sei d’accordo?
“Non è il mio forte, ma negli allenamenti avevo lanciato sopra gli standard con un lancio più dinamico. Forse ho avvertito un calo di tensione. In futuro dovremo metterci più testa e trovare soluzioni per migliorarsi e dirigerci verso i 13 metri, anche se si deve tenere conto della mia conformazione fisica piuttosto esile. Devo collegare meglio la spinta dalla parte inferiore a quella superiore del corpo. In ogni caso, nell’eptathlon, c’è sempre una prestazione negativa o un buco di punti. Dal momento che nel peso incide di meno, va bene così”.
Passiamo ai 200 metri, corsi in 23″81, meno di mezzo secondo dal personale.
“Non sono rimasta soddisfatta. Però non ho potuto lavorare per un mese su velocità e ostacoli a causa di un’infiammazione al tendine del bicipite femorale. E’ per questo che è stata una gara in salita. Nel finale ho perso molto e mi sono indurita. Sembrava un 400, analizzerò presto i video”.
Nel salto in lungo hai avvicinato di un centimetro il 6,34 indoor. Sensazioni?
“Volevo che il primo salto mi mettesse in sicurezza e ho spinto a cannone. Anche il secondo non era male, ma nullo. Il terzo poi era davvero molto lungo, con uno stacco notevole, ma anch’esso nullo. Nel complesso è andata bene, il lungo è la prima gara della seconda giornata, hai a disposizione solo tre salti e capisci subito in che condizioni sono le gambe”.
Capitolo giavellotto: sei tornata sopra i 43 metri (43,65) addirittura dopo 8 anni.
“Era il 2016 e ai tempi facevo solo quella disciplina. Ora penso di valere di più, il primo anno di lavoro con Antonio Fent comincia a dare i suoi frutti, anche se la tecnica non è ancora stabile, soprattutto in gara quando vuoi spingere. Eppure è bastato già chiudere un po’ più la spalla per realizzare una misura convincente dopo la ciofeca (così l’ha definita Frittoli…) del primo lancio a 34,25 metri”.
Chiusura con gli 800 metri, che ti hanno dato la certezza del record italiano.
“Prima della partenza, avevo fatto i conti e sapevo che sarebbe bastato correre in 2’16” per stabilirlo. Mi sono detta: “Corro finché ne ho” e così ho fatto. Il 2’10″75 è un buonissimo tempo, oltre che il primato stagionale (2’09″10 il suo personale sul doppio giro di pista, indoor). Sono stati due giorni lunghissimi e per la prima volta sono riuscita a esprimermi come volevo anche sugli 800 ad un evento internazionale. Di solito faccio un po’ fatica, perché in pista si va fino a tardi, i tempi si allungano. Stavolta credo di averlo approcciato nel modo giusto”.
Totale di 6379 punti: hai migliorato il primato della Bacher di 194 e il tuo precedente di 351.
“Lo sognavo da una vita. E ora che l’ho realizzato, voglio dedicarmi a un secondo sogno”.
Prego.
“Andare alle Olimpiadi. Il minimo diretto è di 6480 punti, molto esigente. Ma dopo il quarto posto ai mondiali al coperto di Glasgow e questo sesto agli Europei dovrei guadagnare diverse posizioni nel ranking. Le possibilità di essere a Parigi ci sono, ma aspettiamo l’ufficialità , anche perché si devono disputare ancora tre tappe del Combined Event Tour e ci sono tanti punti a disposizione. In base a come si mettono le cose, deciderò se avrà senso andare ai Campionati Italiani (La Spezia, 29 e 30 giugno) con tutti i rischi annessi, oppure se continuare la preparazione e fare qualche gara più avanti”.
A proposito del primato: Gertrud Bacher ha chiamato Sveva Gerevini?
“Sì, mi ha scritto, dicendo di essere contenta che sia stata io a migliorare il suo record. E’ come se mi avesse passato lo scettro e mi sono sentita quasi in colpa per averlo fatto. Però l’ho meritato, perché sono stata in grado di rialzarmi dopo tanti ostacoli e sofferenza”.
In questi giorni è iniziato a circolare anche Athleticon, il primo fumetto sull’atletica, ideato da te e da Matteo Penna.
“Stiamo vendendo più copie di quelle che avevo immaginato. Ci sono tanti personaggi medagliati e una storia accattivante. Spero già in un sequel, so che nel secondo capitolo vorrebbe esserci anche Gimbo Tamberi”.
Come nasce Athleticon?
“Già in era Covid avevo contribuito alla realizzazione del fumetto indicante le regole per tornare ad allenarsi in campo in modo sicuro. Poi abbiamo pensato che l’Europeo fosse una bella occasione per portare l’atletica nelle scuole e siamo riusciti a coinvolgere due fumettisti professionisti (Manfredi Toraldo e Andrea Tridico, ndr) che hanno dato anima e corpo alla storia. Il prodotto finale mi piace molto”.
foto Grana / Fidal