Tra gli azzurri che saranno protagonisti il 10 e 11 maggio ai World Relays di Guangzhou, fondamentali per qualificare i quartetti della velocità ai mondiali di Tokyo, ci sarà, salvo imprevisti dell’ultim’ora, anche Vittoria Fontana.
La 24enne sprinter di Gallarate si è messa definitivamente alle spalle l’infortunio dello scorso anno (distacco del tendine dei flessori della gamba sinistra che avevamo raccontato in questo articolo) che l’aveva costretta per molti mesi ai box e poi a rinunciare definitivamente al sogno dei Giochi Olimpici di Parigi.
L’allieva di Giuseppe Cappelletti, portacolori dei Carabinieri, dopo una preparazione invernale impeccabile e la decisione di saltare le indoor, si è già fatta vedere in pista due settimane fa a Busto Arsizio, nei 150 metri. Alla fine di marzo, c’era stato il ritorno in Nazionale, al raduno delle staffette che dovrebbe rivedere nuovamente protagonista Vittoria Fontana dal 1° al 6 maggio (si attende la lista ufficiale delle convocazioni), nel pre-ritiro che precede la partenza degli azzurri per i mondiali in Cina.
Vittoria, i problemi fisici sono ormai del tutto risolti?
“Sì, per fortuna non ho più avuto fastidi anche se l’attenzione è massima e la zona infortunata viene costantemente monitorata con almeno un’ecografia al mese”.
Com’è andato l’inverno senza gare?
“Abbiamo ripreso a inizio ottobre e senza paura. E’ andato tutto per il verso giusto ma ci sembrava giusto non gareggiare al coperto per rimettere senza fretta le cose a posto. Otto mesi senza competizioni sono un periodo notevole”.
Risalire la corrente non deve essere stato facile.
“Ho passato un bruttissimo periodo. La riabilitazione svolta al Centro Ricerche Mapei Sport, passata in compagnia di Ottavia Cestonaro, è stata molto dura. Tentare di rientrare in tempo per le Olimpiadi è stato rischioso, perché a differenza di Ottavia, io non sono stata operata e il tendine non era stato ri-ancorato in sede. Tutti, a cominciare dal dott. Combi che ancora oggi mi segue al Mapei, mi dicevano di stare attenta. Non solo negli allenamenti, ma anche nella vita di tutti i giorni. Rischiavo di farmi più male anche solo salendo le scale o in base a come mi alzavo dalla sedia”.
Insomma uno stress non di poco conto.
“L’aiuto psicologico di un mental coach è stato molto importante. Ma adesso ho raggiunto grande consapevolezza e ho ritrovato la serenità, tanto da andare avanti sola con le mie gambe”.

Hai cambiato qualcosa in fase di preparazione?
“Ho rivoluzionato tutta la parte di forza. Insieme al mio preparatore in Mapei, Federico Donghi, abbiamo l’obiettivo di mantenere una muscolatura bilanciata tra le due gambe, aspetto fondamentale per la prevenzione degli infortuni. Una delle cause dell’infortunio dello scorso anno è stata la debolezza del flessore sinistro rispetto a quello destro. La discrepanza era del 65%, anche perché con i primi fastidi il muscolo andava in protezione. Abbiamo completamente ridotto quella percentuale, adesso il valore è del 2%. Un grandissimo risultato”.
A febbraio ti sei allenata per una settimana a Catania.
“E’ stata una bellissima esperienza. Sono arrivata con tutto il mio gruppo e abbiamo ricevuto una super accoglienza. Ci siamo allenati insieme a Pavese, Randazzo e Melluzzo. Il prof. Di Mulo è un grande tecnico e una grande persona. E’ stata l’occasione per godersi il bel tempo ma anche per fare dei lavori molto tirati”.
E il raduno di staffetta?
“Pensavo di essere più indietro a livello di preparazione, in realtà sono tornata a casa molto soddisfatta. Ho cambiato abbastanza bene e ho provato le frazioni in rettilineo, sia la seconda che l’ultima. Siamo in tante a giocarci il posto e la formazione per i primi impegni è ancora un rebus. Anche perché Zaynab (Dosso, ndr) ha avuto qualche problemino fisico dopo il doppio impegno degli europei e mondiali indoor”.
Hai preferenze?
“La quarta frazione mi piace molto ed è quella che finalizza il lavoro delle compagne. Ma anche la seconda è stimolante. Se fatta bene, può dare una bella spinta al giro. Quest’anno sto correndo bene in curva, avendo preparato anche i 200. Vedremo quali saranno le scelte”.

Non hai ancora compiuto 25 anni eppure eri una delle veterane del gruppo, considerato che alle tue spalle stanno arrivando tante giovani di belle speranze nella velocità.
“E’ stata una strana sensazione. Mi sono sentita già vecchia, anche se nel gruppo c’erano ragazze più grandi di me come Siragusa e Kaddari. Ma le nuove presenti al raduno come Pagliarini e Bertello sono ragazze molto forti e soprattutto aperte alla comunicazione. In questi anni si è creato un bel gruppo, c’è affinità tra tutte noi e si cerca di dare il massimo per raggiungere i migliori risultati”.
Che obiettivi ti sei data per questo 2025, considerato il calvario del 2024?
“Il primo è quello di mantenere questa serenità ritrovata, perché l’anno scorso è stato pesante sotto tutti i punti di vista. Poi voglio andar forte sia nei 100 che nei 200. In allenamento va tutto bene e anche le partenze sono migliorate. Mi piacerebbe migliorare i miei personali sulle due distanze (11″33 e 22″97 centrati, rispettivamente, nel 2021 e 2022). Cominciano a essere un po’ vecchiotti…”.
Altro?
“La Coppa Europa a squadre a Madrid e i mondiali di Tokyo. A livello individuale non sarà semplice andare in Giappone. Al momento sono fuori dal ranking: per rientrarci servono cinque gare e dovrò innanzitutto valutare se puntare più sui 100 o sui 200. E’ impensabile correre dieci gare per il ranking: vengo sempre da un infortunio grave e le energie andranno dosate per bene. Bisognerà comunque andare il più vicino possibile ai minimi”.
Cosa prevede ora il programma di Vittoria Fontana?
“Domani debutto nei 100 metri al Trofeo Liberazione di Modena. Dopo i mondiali di staffetta, dovrei andare a Savona, ma devo ancora decidere se fare solo i 200 o anche i 100”.
Una battuta sul tuo grande amore: l’Inter, in corsa per grandi traguardi…
“Condivido questo sofferto e adrenalinico finale di stagione insieme a Matteo Melluzzo, altro grande interista. A dir la verità, non ho sensazioni molto positive. La squadra è un po’ stanca e deve affrontare troppe partite. Il finale è duro e soprattutto per lo scudetto non può giocarsela ad armi pari con il Napoli, che scende in campo solo una volta a settimana”.
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