Il cuore di una scarpa da corsa è l’intersuola. Questo componente, se di qualità, consente ai runners di correre a lungo, più forte e in modo più sicuro per le articolazioni. In questa prima puntata dedicata a una spiegazione non troppo accademica sulla schiuma dell’intersuola, vedremo la differenza sostanziale tra le schiume premium, quelle che sono in grado di innalzare le prestazioni sportive oltre ad avere un costo più alto, e le schiume standard, chiudendo con una breve rassegna sulle principali tecniche di produzione.
Nelle prossime puntate entreremo nel dettaglio delle schiume proprietarie dei principali brand sul mercato e chiuderemo con un focus sul loro consumo. Buona lettura e buone vacanze…
GS
Cosa fanno le schiume dell’intersuola? Sostanzialmente aiutano a correre meglio, in modo più confortevole. E se c’è il comfort, dovuto alla capacità di ammortizzare l’impatto con il terreno dei due piedi, allora ci saranno traumi inferiori a muscoli e articolazioni, meno stanchezza e quindi capacità di mantenere un’andatura più veloce.
Le schiume dell’intersuola premium: tutto cominciò da Nike
Correva l’anno 2017. Sono passati soltanto sette anni ma il lancio sul mercato della schiuma ZoomX (il prodotto utilizzato in realtà si chiama Zotek Peba e appartiene all’azienda britannica Zotefoams) di Nike ha rappresentato un’autentica rivoluzione nel mondo del running.
Grazie a ZoomX – presente anche sui modelli di punta come Alphafly e Vaporfly – il ritorno di energia della scarpa è schizzato a quote superiori anche al 90%. Con questa mossa, Nike ha tracciato la strada e le altre aziende sono dovute correre ai ripari, dovendo colmare un gap di quasi due anni. I risultati a base di schiuma PEBA sono sicuramente degni di nota anche in casa di altri marchi (ne parleremo nelle puntate successive di questo approfondimento legato al mondo delle schiume), specie se mescolate con elementi al suo interno come le piastre in carbonio.
Oggi tutte le scarpe che utilizzano un’intersuola di tipo premium sono quelle che garantiscono un ritorno di energia che va dall’80 al 95% e che incidono tanto sul minore affaticamento dell’atleta e quindi anche sul recupero. Se con ai piedi un paio di scarpe con schiume premium si vola, è chiaro però che queste ultime non possono avere la durata né il prezzo delle standard.
Le schiume dell’intersuola standard: stabili e longeve
Una schiuma dell’intersuola standard non potrà mai offrire la stessa capacità di ammortizzazione rispetto a una premium.
Il suo ritorno di energia si attesta infatti attorno al 60-70%, in alcuni casi anche all’80% che è invece la percentuale base per una scarpa più evoluta. Se però una premium può durare dai 600 agli 800 km, una schiuma standard oltrepassa senza problemi i 1000 km di utilizzo. Costa meno ed è più stabile: è quindi in grado di guidare alla perfezione i runner durante il gesto anche se proprio per questa caratteristica non gli consentirà un recupero veloce come quello di cui beneficerà un utilizzatore di una premium, specie dopo i lunghi.
I due tipi principali di stampaggio
Ma come vengono prodotte le intersuole delle scarpe? Esistono due metodi più utilizzati: lo stampaggio a compressione e lo stampaggio a iniezione.
Secondo la prima tecnica, i materiali plastici o gommosi vengono preriscaldati e collocati successivamente in uno stampo caldo, per modellarsi sotto alta pressione alla forma durante il raffreddamento. Con questo metodo è possibile combinare più schiume e controllare la densità di materiali come PEBA ed EVA.
Nello stampaggio a iniezione, il materiale plastico o gommoso viene invece riscaldato in uno stampo più piccolo con un agente espandente. Questa tecnica consente di creare trame che si fanno apprezzare sotto il profilo estetico ma soprattutto di creare intersuole dal peso contenuto e dunque è il più utilizzato per la produzione di scarpe super leggere.
foto di apertura Reuters