Gli ormoni, e il sesso nel senso biologico del termine, come patente dell’essere atleta. Caster Semenya da una parte, le istituzioni dall’altra. E il caso si è arricchito nei giorni scorsi di una nuova puntata.
La due volte campionessa olimpica degli 800 metri nel mese di luglio era stata ritenuta vittima di discriminazione dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, in seguito all’ormai nota estromissione dalle competizioni della World Athletics a causa dei livelli troppo alti di testosterone.
Secondo la federazione internazionale, l’atleta sudafricana dovrebbe infatti sottoporsi ad alcuni trattamenti ormonali per abbassare i suoi livelli di testosterone per continuare a prendere parte alle gare femminili.
La Semenya aveva portato la sua protesta al Tas di Losanna, il Tribunale Arbitrario dello Sport, e successivamente chiamato in causa la Svizzera dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
La Confederazione elvetica era stata condannata da Strasburgo al pagamento delle spese legali per non essere intervenuta sulla questione e aver lasciato che il Tas di Losanna spingesse ancora una volta la Semenya lontano dall’atletica.
Ora è invece rientrata clamorosamente in gioco, vincendo il ricorso contro l’atleta e facendo sì che la palla passi alla Gran Camera della Corte che riesaminerà l’intera vicenda e si esprimerà in maniera definitiva sulla questione discriminazione.
La Semenya, 32 anni, dal canto suo ha fatto sapere di non voler in alcun modo rinnegare la propria natura né tanto meno di intervenire in modo “farmacologico” per riprendere la carriera in pista.
La vicenda continua dunque a trascinarsi sulle aule dei tribunali e si fa sempre più controversa e per certi versi imbarazzante, al di là dei regolamenti e delle eventuali ragioni di pari opportunità tra gli atleti.
Caster Semenya ha commentato l’ennesimo capitolo della sua storia extra-sportiva, dichiarando apertamente di “non vergognarsi della sua diversità. Nascere senza utero o con i testicoli interni non mi rende meno donna. Queste sono le differenze con cui sono nata e le accetto“.
La Semenya ha poi aggiunto che combatterà “fino in fondo per le donne che non vengono prese sul serio dalle autorità sportive“.