Ripetersi non sarà facile. L’oro della staffetta 4×100 maschile a Tokyo resta una gemma senza pari nella storia dell’atletica italiana ma non è stato di certo un trionfo casuale. Nei tre anni successivi l’Italia ha dimostrato di restare ai vertici, con l’argento iridato di Budapest e l’oro europeo di Roma senza dimenticare i miglioramenti e i piazzamenti di spessore delle ragazze.
Gli attori cambiano, in base alla stagione. Il livello continua ad alzarsi, come il numero di atleti a giocarsi il posto. La chiave di volta resta però sempre la stessa. Fare dei cambi che rasentano la perfezione. Per accorciare o annullare il gap con i quartetti più veloci dal punto di vista delle individualità.
Il prof. Filippo Di Mulo, responsabile della velocità azzurra, in questo compito è maestro. Il suo è un lavoro di anni. Fatto di studio e di dettagli. I Giochi di Parigi si avvicinano e da lunedì prossimo il tecnico catanese sarà a Roma per il raduno del Paolo Rosi. Cinque giorni per mettere a punto i meccanismi e poi partenza con direzione Torre Eiffel.
Prof. Di Mulo, l’impresa della staffetta 4×100 a Tokyo è ripetibile?
“L’oro è già stato vinto, ora abbiamo il dovere morale di riprovarci. Concedere il bis è un sogno. E’ difficile, ma siamo stati in grado di farlo tre anni fa, quindi c’è la consapevolezza che possa succedere di nuovo”.
Rispetto alle Olimpiadi del 2021, nel complesso, abbiamo guadagnato qualche centesimo con parecchi componenti della squadra.
“Se consideriamo tutti gli elementi sì, anche se non abbiamo ancora il 9″80 di Jacobs. La media generale non è male, la nostra è una buona squadra e giocheremo al meglio le nostre carte. Abbiamo tante alternative”.
A Roma ha buttato nella mischia Matteo Melluzzo, che dallo scorso autunno si allena con te a Catania ed è sceso fino a 10″12, vincendo anche il titolo italiano a La Spezia.
“Gli Europei hanno rappresentato il suo battesimo. Ora può affrontare un’Olimpiade. E’ sicuramente uno di quelli che possono essere utilizzati e in questo momento parte più avanti rispetto agli altri primi frazionisti nelle gerarchie”.
Possiamo dunque considerare come titolari gli eroi della finale europea, ovvero Melluzzo, Jacobs, Patta e Tortu?
“Si parte con l’idea di riproporre quel quartetto. Ma poi bisogna tenere conto del raduno di settimana prossima e delle gare individuali. Chi fa i 100 ha tutto il tempo di recuperare. Per i duecentisti come Desalu e Tortu il discorso cambia. Se dovessero arrivare in semifinale, la mattina dopo avrebbero le batterie. In caso di finale, non potrebbero correre la staffetta. Quindi dobbiamo essere pronti a tutto”.
A proposito di cambi: agli Europei l’impressione è che si sia rasentata la perfezione, eccezion fatta per l’ultimo.
“Sono stati fatti tre ottimi cambi, nel quarto c’è stata meno tensione perché Filippo era concentrato a prendere il testimone senza correre alcun rischio. Non ha avuto quella determinazione tipica di quando hai l’avversario a fianco. Ma è normale, perché il vantaggio era ampio e bisognava solo portare l’oro a casa”.
La precisione nei cambi è l’ingrediente che ci ha permesso di raggiungere negli ultimi anni traguardi impensabili.
“La ricetta è fatta di ragionamenti e particolari difficili da spiegare. Ogni atleta ha una scheda con tantissimi dati: anticipi, ritardi, accelerazione. L’obiettivo è fare il cambio il più possibile attaccato ai 25 metri. Ci si prende qualche rischio, ma si scatta velocissimi. E poi c’è il discorso del piede di partenza”.
Può spiegare meglio?
“L’80% degli atleti, essendo destro, utilizza come piede di partenza il sinistro, che è l’ideale per viaggiare bene in curva. Ma chi corre in rettilineo sarebbe meglio che si adattasse a partire col destro, per guadagnare visibilità durante il passaggio del testimone. Sono adattamenti importanti, da far recepire agli atleti. Noi, in linea di massimo, cerchiamo di fare la prima frazione con il sinistro avanti, la seconda col destro, la terza col sinistro e la quarta col destro. Per far sì che tutto riesca alla perfezione, i ragazzi vanno addestrati”.
Al raduno dell’Acquacetosa ci sarà anche Chituru Ali, sceso quest’anno a 9″96.
“Ha grandi potenzialità ed è un ragazzo che deve essere utilizzato al più presto anche in staffetta. Di certo non è ancora pronto. Al raduno potrà provare al massimo tre volte. Se dovesse essere perfetto, allora in caso di necessità o valutazioni dell’ultim’ora potrà rientrare in lizza per una frazione. Ma arrivare a un Olimpiade con soli tre cambi provati alle spalle rappresenta un bagaglio un po’ troppo striminzito”.
Anche perché noi ci giochiamo tutto proprio in quelle fasi.
“Non siamo gli Stati Uniti che in staffetta inseriscono i quattro più forti a livello cronometrico. L’Italia si distingue proprio per la bravura nei cambi. Siamo più collaudati. E’ lì che rosicchiamo i centesimi e riusciamo ad essere la seconda 4×100 del mondo, almeno stando al ranking degli ultimi due anni. Se così non fosse e contassimo i tempi dei singoli, saremmo noni o decimi. Va ricordato che il quarto frazionista degli Usa corre in 9″86”.
Passiamo alla staffetta 4×100 femminile: come sta Dalia Kaddari?
“Ha ripreso da dieci giorni ad allenarsi a pieno ritmo. Valuteremo le sue condizioni nella gara dei 200 metri a Parigi”.
Anche con le ragazze, potenzialmente, si sono abbassati i tempi, vedi Dosso, ed è arrivata qualche novità interessante, come Arianna De Masi.
“A livello di tempi individuali stiamo meglio rispetto al 2023 e a due anni fa. E abbiamo più soluzioni. Per sfruttare al meglio le caratteristiche della squadra, stiamo ragionando sull’opportunità di cambiare formazione”.
Quali cambiamenti potrebbero esserci a Parigi?
“Zaynab Dosso potrebbe correre in ultima frazione non sentendosi al massimo in curva. Tenendo come punto fermo Bongiorni in terza, restano da sistemare la prima e la seconda frazione. Per la prima, è candidata Irene Siragusa, che quest’anno ha dimostrato di essere tornata ad alti livelli. La De Masi, che fin qui ha corso in ultima, potrebbe tornare utile anche in seconda”.
E l’obiettivo?
“Andare in finale sarebbe già qualcosa di storico. Quest’anno per le ragazze è stato un anno complicato per via degli infortuni dell’ultimo minuto, ma nonostante tutto ci siamo difesi bene correndo anche in 42″60 alle World Relays di Nassau”.
foto Grana / Fidal