Stephen Awuah Baffour e il desiderio della maglia azzurra coi nove secondi in testa

Quel ragazzino di Genzano di Roma correva troppo veloce per poter tirare solo dei calci ad un pallone. Il mister della Virtus Pomezia lo impiegava da centravanti puro, puntando forte sulle sue capacità di scartare gli avversari o di colpire in contropiede. Ma quando per Stephen Awuah Baffour, nato 21 anni fa in Italia da genitori ghanesi, è cominciata una nuova vita in Inghilterra, il calcio ha lasciato il posto all’atletica.

Oggi, dopo un 2024 che l’ha portato a correre i sei migliori tempi in carriera e a scalare la lista dei più forti azzurri all-time nei 100 metri, è possibile affermare che il prof. di Scienze Motorie, una volta approdato Oltremanica per frequentare le medie, ci aveva visto lungo. “Sei troppo veloce per il calcio, datti all’atletica” gli ripeteva tra i corridoi della scuola.

L’estate di Stephen Awuah Baffour, un continuo viavai tra Coventry, la città dove vive da otto anni, e l’Italia, ha subito un’impennata agli Assoluti di La Spezia. Il ragazzo allenato da Ronnie Williams, che nei meeting nostrani difende i colori del Cus Torino ed è seguito da Fabrizio Cavallo, ha migliorato di sei centesimi il personale del 2023, correndo in 10″29 e chiudendo al quarto posto la finale vinta da Matteo Melluzzo.

Il secondo exploit è arrivato ai tricolori Under 23 di Rieti, dove Baffour è sceso fino a 10″24, laureandosi campione italiano di categoria. Il 18 agosto, a Londra, un altro passo da gigante e sette centesimi limati: 10″17.

Baffour nei 100 metri.


L’intensa stagione rivelatrice non è ancora finita per Stephen Awuah Baffour, due sere fa buon protagonista alla Disfida di Barletta con 10″34. Domani sera è atteso al Milano Sprint Festival e la settimana prossima alla finale dei Cds Assoluti. Poi il ritorno a casa, con il pensiero a un 2025 ricco di sogni e aspettative.

Stephen, da quest’anno sei tra i migliori sprinter azzurri. Che effetto ti fa?
“Sono molto felice perché in questa stagione sono migliorato tantissimo. L’anno scorso, al primo anno di gare in Italia, avevo l’obiettivo di qualificarmi per gli Europei Under 23 di Espoo ma non ce l’ho fatta. Ai campionati italiani ero tra i favoriti ma sono arrivato quinto. Ecco, questi risultati hanno acceso il fuoco dentro per allenarmi con più grinta in vista di questo 2024”.

A cosa imputi i progressi cronometrici?
“Sono migliorato nella partenza. Fino all’anno scorso facevo molta fatica nei primi trenta metri. Con il mio allenatore abbiamo lavorato tanto su questo aspetto e i risultati sono arrivati, come si evince dal decimo in meno di personale nei 60 indoor (da 6″77 a 6″68, ndr)”.

E ora dove vuoi arrivare?
“L’obiettivo è quello di stare in mezzo ai più forti. Di correre al fianco di Jacobs e Ali. E intanto ho già chiari gli obiettivi per il prossimo anno”.

Awuah Baffour nei 100 metri a Rieti.


Prego.
“Voglio fare un grande europeo under 23, dal momento che sarò all’ultimo anno nella categoria. Ho già il minimo ma dovrò rifarlo. E poi mi piacerebbe far parte della squadra italiana assoluta. Il sogno è quello di correre le distanze individuali già ai mondiali di Tokyo, ma non disdegnerei di entrare a far parte della staffetta 4×100”.

Anche nei 200 metri te la stai cavando benino: sei sceso di 4 decimi, dai 21″12 del 2023 ai 20″71 di Rieti e Londra.
“Per il tempo che ho fatto nei 100 sarei dovuto andare ancora più forte. Questo mi dà lo stimolo per allenarmi di più anche sul mezzo giro in futuro. Il prossimo anno vorrei scendere a 20″20 o 20″30”.

Sei nato in Italia ma a dodici anni ti sei trasferito con i tuoi genitori e i due fratelli più piccoli in Inghilterra.
“Prima a Harlow, dove ho continuato a giocare un po’ a calcio. Poi in Scozia e infine a Coventry. Andar via da Roma è stata una scelta difficile, ma i miei genitori hanno sofferto il razzismo e hanno preferito cambiare aria. Volevano che noi figli avessimo un’educazione migliore e crescessimo in un’ambiente diverso. Qui in Inghilterra avevamo alcuni cugini come punto di appoggio”.

La tua avventura nell’atletica è iniziata proprio all’estero.
“Da bambino mi piaceva moltissimo correre. Ma fin dal primo momento che sono entrato in pista, mi sono divertito ancora di più, perché si corre contro gli altri. Sono veloce da sempre, ma non ancora abbastanza per come vorrei. Io ho in testa i 9 secondi”.


Ora gareggi anche in Italia grazie al Cus Torino.
“Cercavo un club per correre qui e sono arrivato a Torino grazie a un’amica che conosceva alcune persone impegnate nell’atletica al Cus”.

La tua è una storia di adattamento ma anche di grandi sacrifici. Sappiamo che per mantenere gli studi all’Università di Scienze Motorie e la passione per l’atletica fai due lavori.
“Al momento l’impiego principale è al McDonald’S. Faccio turni da sei e otto ore, mentre l’altro lavoretto è quello di magazziniere per un’azienda che si occupa di forniture di elettrodomestici. La mia mansione consiste nel caricarli sui furgoni destinati alla distribuzione. Nella fascia oraria notturna, dalle 23 alle 6,30 del mattino. Ma non lo faccio sempre, si tratta di un impiego saltuario anche perché molto impegnativo”.

E gli allenamenti?
“Mi alleno quattro giorni a settimana, di norma. Il lunedì, dove aggancio alla seduta pomeridiana la sessione in palestra dedicata ai pesi, il martedì, il giovedì e il sabato. Sono molto impegnato e quest’estate ho viaggiato tanto per via delle gare. La stanchezza si avverte, ma ne è valsa la pena”.

Inutile che ti chieda qualcosa che ti piace fare nel tempo libero…
“Mi piaceva disegnare, infatti mi sono diplomato all’Artistico. Ma adesso tra lavoro, studio e atletica mi resta giusto qualche ora per riposare”.

foto Galli / Fidal

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