L’attenzione mediatica è rivolta soprattutto agli atleti da medaglia: da Dosso a Furlani, passando per Diaz, Fabbri e Iapichino. Ma tra i 37 azzurri che da domani a domenica disputeranno i campionati europei indoor c’è anche Virginia Scardanzan. Che difficilmente riuscirà a salire sul podio nel salto con l’asta. Ma la sua medaglia l’ha già vinta per il solo fatto di esserci. All’età di 27 anni. Per la prima volta con la Nazionale assoluta, dopo tre remote apparizioni da Under, l’ultima agli europei under 20 di Grosseto di otto anni fa.
Comunque vada, ad Apeldoorn, sarà un successo. La trevigiana di Preganziol è una delle tre azzurre iscritte al concorso. Subito in gioco domani pomeriggio, nelle qualificazioni che cominciano alle 19.05. Misure alla mano, la meno quotata dopo Roberta Bruni ed Elisa Molinarolo.
Il biglietto per l’Olanda, Virginia Scardanzan, se l’è accaparrato tramite il ranking, dopo aver disputato una buona stagione al coperto. La portacolori dell’Atletica Silca Conegliano, da anni trapiantata Oltreoceano, ha un season best di 4,36, nove centimetri meno del personale di 4,45 realizzato nel 2023.
Dopo il passato da azzurrina (agli europei juniores di Grosseto ci andò dopo aver conquistato i titoli italiani in sala e all’aperto), la sua carriera sportiva, priva di quegli acuti che le avrebbero permesso di frequentare mondiali e Giochi Olimpici, è proseguita negli Stati Uniti.
Un anno a Los Angeles, quindi il trasferimento a Topeka, nel Kansas, alla Washburn University. Sei anni con coach Rick Attig, mai persi però i contatti con Marco Chiarello e il Gruppo Asta Padova, dove cura la parte tecnica nei periodi in cui torna a casa (gli altri allenamenti li svolge nell’impianto San Lazzaro a Treviso).

La ragazza è discretamente portata per lo studio. Ha già in tasca una laurea triennale in Kinesiologia e un Master in Business. E all’orizzonte una Laurea Magistrale in Scienze Motorie e Sport Management. Dall’autunno scorso si è spostata in Canada, attratta dalla possibilità di allenarsi con il bronzo olimpico di Parigi 2024, Alysha Newman.
Virginia, possiamo dire che finalmente è arrivato il tuo momento?
“Questi europei erano un obiettivo ma non mi aspettavo di farcela. Le defezioni di un paio di avversarie mi hanno fatto scalare il ranking europeo, la Fidal ha deciso di darmi questa opportunità e sono felicissima”.
Cosa significa essere ad Apeldoorn?
“Torno in azzurro dopo aver fatto mille sacrifici. Prendo questa convocazione come una motivazione per migliorarmi e per dare anche ragione alla scelta fatta a ottobre, quando dopo sei anni ho lasciato gli Stati Uniti per andare in Canada. La stagione indoor è stata buona ma non eccellente. Vedo l’Olanda come un punto di partenza. Questi europei devono rappresentare un trampolino di lancio per una grande stagione outdoor e far impennare la mia carriera”.
Con che spirito si va avanti quando per anni non riesci più ad andare in Nazionale?
“Io ho sempre creduto in me stessa e nel lavoro che stavo facendo insieme al mio team. Sono sempre stata convinta che i risultati sarebbero arrivati. Non sono ancora al livello in cui vorrei essere. Ma per una specialità tecnica come il salto con l’asta serve anche un po’ di fortuna e devi aspettare che tutti i pianeti si allineino. Finora mi è mancata la peak performance”.

Come sono stati i primi mesi di Canada?
“Mi sono ambientata bene. Vivo a Guelph, a poco più di un’ora da Toronto. Mi alleno in un gruppo molto competitivo, con Alysha Newman e i tecnici Zdenek Krykorka e Doug Wood. Qualche mese fa, avevo avuto la possibilità di fare uno stage e sono rimasta favorevolmente impressionata. Si tratta di un club privato (il Bolton Pole Vault, ndr) simile al Gruppo Asta Padova, che frequento quando sono in Italia”.
Oltre all’atletica, c’è anche il lavoro da portare avanti.
“Mi occupo di social media marketing per due aziende canadesi. Ho la possibilità di lavorare da remoto, il massimo per chi come me vuole coltivare il sogno dell’atletica”.
In pedana cos’è cambiato negli ultimi mesi?
“E’ in corso una piccola rivoluzione tecnica. A cominciare dalla velocità in entrata, notevolmente aumentata. Ha portato tanti benefici anche se alcuni automatismi non sono stati assimilati alla perfezione. La rincorsa è rimasta la stessa: 16 passi. E uguali anche le aste da 4,30. Ora stiamo lavorando su stacco e rovesciamento. Serve però più stabilità tecnica per ambire al personale in gara. In questi mesi non ho avuto modo di fare molte ripetizioni, quindi faccio ancora leva su vecchie abitudini. Nonostante il nuovo schema motorio, ho fatto le migliori indoor della mia carriera. E ho preso fiducia”.

In Italia il riferimento resta Chiarello, il tecnico di Elisa Molinarolo.
“Con lui c’è un rapporto decennale. Mi dà tanti consigli, anche sulle tabelle di lavoro che svolgo in Canada. Oltre a un grande supporto emotivo”.
Cosa ti aspetti da questi europei?
“Non ho nulla da perdere. Sono ad Apeldoorn per divertirmi. Non vedo l’ora di indossare la maglia azzurra e rispettarla. La ciliegina sulla torta potrebbe essere il personal best. Avrei voluto avere un avvicinamento diverso, perché venerdì scorso ho preso una brutta influenza e non ho lavorato al top”.
E per il prosieguo del 2025?
“Voglio andare ai mondiali di Tokyo. Da aprile a settembre ci sarà da sudare per mantenere il ranking. Dovrò saltare di più e trovare una stabilità sopra i 4,40 o 4,50”.