Da possibile duello a monologo: lo strapotere di Sydney McLaughlin ha messo in crisi anche Femke Bol

Nel giorno di Grant Holloway (che stavolta non fallisce l’appuntamento olimpico nei 110hs), del lungo di Tara Davis e di Noah Lyles (condizionato dal Covid) “solo” bronzo nei 200 metri del botswano Tebogo, l’America è di nuovo ai piedi di Sydney McLaughlin.

Doveva essere la sfida delle sfide di questa Olimpiade, quella nei 400 ostacoli con Femke Bol, l’olandese volante che al record del mondo firmato ai Trials dalla statunitense, aveva risposto con il primo sub-51″ e il record europeo alla vigilia dei Giochi.

E invece il duello tanto atteso non c’è stato. La Bol si è disciolta come neve al sole nel rettilineo finale e ha perso anche la medaglia d’argento in favore dell’altra americana Anna Cockrell, mentre la McLaughlin entrava nella storia con il secondo oro consecutivo alle Olimpiadi.

Tre anni fa, a Tokyo, Sydney McLaughlin vinceva con il record del mondo di 51″46. Ieri, a Parigi, il successo-bis è arrivato con 50″37, ventotto centesimi in meno rispetto al crono di Eugene a fine giugno e trentuno in meno rispetto a quello dei mondiali in Oregon del 2022. L’attacco a uno straordinario sub-50″ è, a questo punto, questione di tempo nonché il prossimo obiettivo della meravigliosa ostacolista, pronta a rivaleggiare sempre più contro se stessa.


Nelle ultime sei finali degli appuntamenti che contano (Olimpiadi, mondiali e Trials), la McLaughlin ha sempre infranto il record del mondo. E, di fatto, è imbattuta nei 400 ostacoli da cinque anni. Con il 50″37 di ieri detiene i primi tre tempi di sempre sulla distanza e sette delle migliori undici prestazioni.

La Bol in acido lattico per seguire la regina McLaughlin

Solo applausi per la regina, inattaccabile il suo trono. Anche per una campionessa del calibro di Femke Bol, in lacrime dopo il traguardo tagliato dopo 52″15, crono “normalissimo” per una capace di 50″95 a Le Chaux-de-Fonds (ottenuto però in quota, a 1.000 metri) e di 51″30 nell’ultimo test pre-olimpico effettuato a Londra, in Diamond League.

Ma come spiegare le difficoltà di Femke? Complicato dire quanto le fatiche della 4×400 mista si siano fatte sentire sulle gambe dell’olandese. Lo sprint a tutto gas con la quale ha portato la propria nazione alla medaglia d’oro e la frazione corsa in 47″9 potrebbe aver lasciato qualche strascico ma è anche vero che quella gara si è disputata sabato scorso.

Più probabile pensare che Femke sia andata presto in acido lattico – come dichiarato da lei stessa – per lo sforzo fisico (ma forse anche psicologico) di andar dietro alla McLaughlin, che le correva di fianco. In gergo ciclistico si chiama fuori giri. La statunitense, tempi alla mano, ha dimostrato di avere ancora un altro passo. Il record del mondo di 50″37 è infatti di quasi un secondo più veloce rispetto allo stagionale della Bol (51″30) corso al livello del mare. Per adesso non c’è storia. Chi aveva pronosticato lo scacco alla regina, è pregato di ripassare.

foto Vernon / World Athletics

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