Quattro piccioni con una fava, e scusate la licenza poetica: tricolore, personal best, biglietto per Budapest, pass per i Giochi. Non poteva fare meglio Simone Barontini ai campionati italiani di Molfetta, dove oltre a prendersi il titolo sugli 800 metri, è sceso di quasi mezzo secondo rispetto al 1’44″96 fatto segnare a Rovereto un anno fa.
L‘1’44″50 con cui Barontini, 24enne di Ancona e portacolori delle Fiamme Azzurre, ha preceduto Tecuceanu e Pernici in Puglia, è il sesto crono di sempre italiano sulla distanza. Tanta roba per il campione europeo under 23 di Tallinn 2021, ora proiettato in una nuova dimensione internazionale.
“E’ stata una bella soddisfazione – ammette Simone Barontini – mi aspettavo una gara tirata dal momento che Pernici aveva esigenze di ranking e si è messo in testa a fare un ritmo importante. Il mio obiettivo era conquistare il titolo italiano, non avevo pensato molto al tempo”.
Però 1’44″50 non è proprio da buttar via.
“Avevo già sfiorato il personale a Ostrava e sapevo di valere meno, di quanto era difficile saperlo. Anche perché ai 600 metri mi ero fermato per un contatto ed ero stato costretto a ripartire. In ogni caso, i frequenti periodi in altura, compreso quello di inizio stagione in Sudafrica, hanno pagato”.
Tu e il tuo allenatore Fabrizio Dubbini avete fatto un ottimo lavoro negli ultimi mesi.
“In realtà niente di diverso dagli anni precedenti. Non abbiamo mai lasciato nulla al caso, investendo sugli aspetti tecnici di corsa, senza sottovalutare la componente aerobica e quella lattacida. E’ chiaro che man mano gli automatismi ti consentono di andare più forte”.
Cosa prevede il tuo programma da qui al mondiale?
“Resto a St. Moritz fino a giorno 8, poi mi trasferisco a Dimaro, in Trentino, per il collegiale della Nazionale”.
Quale sarà il tuo obiettivo a Budapest?
“Riuscire a tirare fuori il massimo, poi vedremo a cosa corrisponderà. Voglio correre forte e bene, conosciamo tutti il livello degli 800, dove solo entrare in finale è molto difficile. Intanto mi godo la qualificazione per le Olimpiadi, il coronamento di un sogno che porto anche nel telefono, come sfondo. A Parigi manca ancora tanto, devo lavorare per le prossime gare”.
Ma il record italiano di Marcello Fiasconaro (1’43″7) lo hai messo nel mirino?
“Mi trovavo a Ostrava proprio il giorno del 50° anniversario del record datato 1973. Quest’inverno, in Sudafrica, ho incontrato Marcello, con noi c’era anche Andrea Longo (un altro che il record lo ha sfiorato con il suo 1’43″74 a Rieti) e lui mi ha detto: “Fammi arrivare a 50 anni e poi puoi batterlo”.
Un’investitura niente male.
“Diciamo che se continuo a lavorare così, il record prima o poi potrebbe anche arrivare, ma non è la mia priorità. Voglio essere competitivo a livello internazionale. I record passano, le medaglie restano”.
Credits Foto: Francesca Grana /Fidal