Cinque nuovi arrivi. I big confermati, pronti a un ulteriore salto di qualità. E uno staff di specialisti che di conseguenza andava rimpolpato, al fianco ai tre deus ex machina del progetto: Alessandro Simonelli, Marco Orsenigo e Luca Braghetto. In quel di Giussano, si fa sul serio. L’Ultra Track and Field, anche grazie ai risultati conseguiti in stagione soprattutto con il primatista italiano del giro di pista Luca Sito e la sprinter Arianna De Masi, sta crescendo dal punto di vista numerico ed è ormai un punto di riferimento per la velocità azzurra.
Con il coinvolgimento di Orsenigo proviamo a fare un punto sul rinnovato gruppo di lavoro e su ciò che dobbiamo aspettarci, anche a livello di singole prestazioni, nel 2025.
Marco, abbiamo appreso anche da una bella foto pubblicata sui social e che riproponiamo in copertina, di quanto la famiglia Ultra Track and Field si sia ultimamente allargata.
“Abbiamo deciso di accettare la richiesta di alcuni atleti che volevano provare a migliorarsi da noi e questo ci ha consentito di raggiungere il numero target di 15 persone. La crescita del gruppo comporta la presenza in campo costante di tutti e tre i tecnici e l’ampliamento dello staff, con l’aggiunta di altri assistant coach e di sei terapisti che a rotazione garantiranno la doppia presenza giornaliera per rispondere alle esigenze dei singoli”.
Un progetto che dopo tre anni ha definitivamente spiccato il volo.
“La creazione di un gruppo di lavoro simile a quello che succede nelle Academy americane è stato il nostro obiettivo fin dalla nascita di Ultra Track and Field. L’idea principale è quella di offrire un ambiente stimolante agli atleti ma di trovare al contempo equilibrio tra qualità dei lavori e sostenibilità economica”.
L’esplosione di De Masi (11″26 nei 100 metri) e Sito (record italiano nei 400 con 44″75) hanno fatto tanta pubblicità a Ultra Track and Field. Adesso siete in grado di attirare anche gli atleti…
“I risultati conseguiti da Arianna e Luca nel 2024 sono il frutto di quello che abbiamo seminato negli anni precedenti. La qualità degli allenamenti non è cambiata, a cambiare è ciò che ora si percepisce dall’esterno del nostro lavoro”.
Iniziamo a parlare delle new entry.
“La prima a raggiungerci è stata Eleonora Marchiando, che aveva voglia di cambiare aria (si allenava nel gruppo di Ripamonti ormai sciolto con le altre ostacoliste Sartori e Olivieri ndr). Poi abbiamo accolto il mezzofondista Jacopo Peron, allenato fino allo scorso anno da Roberto Severi con il quale esiste ancora un collegamento e un ottimo rapporto. Negli anni scorsi, Jacopo è stato rallentato da un infortunio ma anche dalla sua attività lavorativa (è ingegnere, ndr). Negli ultimi anni, ha raggiunto risultati enormi lavorando otto ore al giorno e va solo apprezzato. Ora ha preso un anno di aspettativa per provare a salire l’ultimo gradino”.
Andiamo avanti.
“Con noi c’è Alessandra Bonora, quattrocentista della Nazionale che voleva allenarsi in gruppo per trovare nuovi stimoli. C’è Edoardo Luraschi, giovane velocista che ha ottenuto buoni risultati dai 100 ai 400. E c’è Laura Rami, che dopo i mondiali di staffetta ha dovuto fare i conti con diversi problemi fisici. La vedremo in pista più avanti, al momento sta effettuando la riabilitazione alla caviglia infortunata ed è nelle mani di Diego Gaddi, ortopedico ex Inter e Armani Milano nonché ex quattrocentista”.
Passiamo ai grandi protagonisti della stagione trascorsa. Con Arianna De Masi abbiamo parlato più volte e ci è parsa molto ambiziosa.
“E noi siamo determinati come lei. In questo 2024 ha fatto quello che aveva nelle corde ma rivendendola correre si può dire che paga ancora un certo gap nella fase di accelerazione”.
Subito dopo lo Sprint Festival avevamo affrontato proprio con lei la questione…
“E’ un limite che conosciamo bene ma dopo l’11″30 di Firenze e il successivo 11″26 di Roma, con la stagione outdoor che entrava nel periodo cruciale e le Olimpiadi alle porte, non ci siamo sentiti di stravolgere una macchina che stava comunque funzionando. Abbiamo rispettato le sue caratteristiche, ma con la nuova preparazione invernale e un mondiale abbastanza lontano, avremo tutto il tempo per lavorarci”.
Di quanto può migliorarsi?
“I dati alla mano dicono sicuramente di un decimo. Ma se riuscirà a diventare più forte nella prima metà di rettilineo, può avvicinare la barriera degli 11 secondi”.
Passiamo a Sito, la grande rivelazione dei 400 metri.
“Per noi non è stata una sorpresa. Il talento è immenso e quei tempi sono il frutto di un anno e mezzo di lavoro. Nella prima stagione era riuscito a migliorarsi fino a 46″31, poi agli Europei Under 23 di Espoo ha vinto l’oro con la 4×400 ed è stato il primo tra i classe 2003 ad essere escluso dalla finale, con il crono di 46″34 e appena tre ore dalla gara precedente”.
L’exploit di Firenze viene dunque da lontano.
“L’anno scorso c’erano già tutte le condizioni per correre in 45 secondi. Va ricordato che per privilegiare l’esperienza di Espoo non ha partecipato al Challenge che forse l’avrebbe instradato verso i mondiali di Budapest. Ma va bene così, i tempi di questo 2024 rispecchiano le sue qualità e il percorso fatto. L’hanno fatto conoscere al grande pubblico e proiettato in una dimensione europea”.
Da dove ripartite con Luca?
“Innanzitutto dalla ricerca della costanza di rendimento, che dipende anche da altri fattori. Ad esempio quelli psicologici. La prima parte della stagione sarà delicata, l’atleta andrà sostenuto. Perché dovrà dimostrare di sapere reggere il peso delle aspettative e ripetere quel tipo di prestazioni. Adesso non è più un underdog, dovrà trovare una solidità tutta sua”.
E in pista? Conosciamo la capacità di recupero e la sua facilità di corsa.
“Luca ha innanzitutto grandi doti di velocità e le ha fatte vedere ad esempio nella finale degli Europei di Roma, quando ha provato a fare i passaggi insieme ai primi. Da un lato, quella sfrontatezza è la giusta mentalità che aiuta un atleta ad arrivare al limite e a raggiungere grandi traguardi. E deve tenersela stretta. Al contempo, va rimarcato come in quella gara sia andato un filo oltre. Ecco, bisogna ancora trovare il giusto equilibrio, senza perdere la spensieratezza”.
E poi?
“Può incrementare le capacità di resistenza alla fatica sui passaggi più veloci. Un’abilità collegata a stretto filo alla bellezza del gesto che tutti gli riconoscono. Gli permetterebbe di non scomporsi in dirittura d’arrivo, come è successo qualche volta, anche il giorno del record italiano”.
Tra i quattrocentisti c’è Vladimir Aceti, una sorta di bandiera di Ultra Track and Field, del resto il progetto è partito con lui. Che stagione è stata?
“In alcune gare, specie dal punto di vista individuale, poteva fare sicuramente di più, anche se il 45″77 di La Spezia non è niente male, se paragonato ai due decimi in meno del suo personale realizzato ai 1000 metri di La-Chaux-de-Fonds. E’ stata una stagione di buon livello, anche perché successiva a un’annata difficile a causa degli infortuni, impreziosita poi dall’argento europeo con la staffetta”.
Chiudiamo con Elena Bellò: ha limato otto centesimi al personale tornando dopo due anni sotto i 2′ (1’58″89) ma forse non è pienamente soddisfatta dei risultati (interviene al proposito, il tecnico Alessandro Simonelli che la segue da più vicino).
“Elena non è riuscita a esprimersi come voleva e sperava agli Europei. L’eliminazione in batteria, dovuta a fattori che non riguardavano mancanze in fase di preparazione, l’ha demoralizzata parecchio. Lei aveva puntato tutto su Roma 2024 e in quei giorni credo abbia toccato il principale picco di forma. Un vero peccato, perché in questa stagione abbiamo rispettato i programmi e sistemato le cose che non avevano funzionato l’anno precedente. Alle Olimpiadi è chiaro che il compito si presentava più difficile, anche per il nuovo sistema dei ripescaggi. Il primo obiettivo del 2025 sarà quello di centrare il minimo per i mondiali di Tokyo. Sia lei che Luca Sito il tempo lo hanno fatto leggermente prima rispetto alla finestra di validità”.