Prendendo in esame la pista, quale sarà il record del mondo che nei prossimi mesi potrà essere infranto? Il 2024 sembra aver indicato chiaramente gli 800 metri maschili come la gara potenzialmente più a rischio, grazie a un paio di mezzofondisti in grado di correre tempi stratosferici e avvicinare sensibilmente il primato di David Rudisha, quell’1:40″91 in carica dalle Olimpiadi di Londra 2012 e che ormai sembra avere le ore contate.
I protagonisti di un’annata stellare
Emmanuel Wanyonyi, Marco Arop e Emmanuel Sedjati. Questi i tre nomi che hanno reso in questa stagione gli 800 metri spaziali, assicurando un livello senza precedenti oltre a stimolarsi a vicenda.
Wanyonyi ha vinto le Olimpiadi in 1’41″19 e ha corso in totale in 1’41” ben quattro volte, con il miglior crono fatto segnare al meeting di Losanna: 1’41″11, secondo uomo di sempre dopo Rudisha (che oltre al primato aveva corso anche in 1’41″01 e 1’41″09) in coabitazione con Wilson Kipketer.
Il canadese Arop, l’argento di Parigi, è l’uomo che ha in testa da tempo il progetto di correre sotto l’1’40”. Per quest’anno si deve accontentare di essere sceso sotto l’1’42” tre volte, finendo alle spalle di Wanyonyi di un solo centesimo ai Giochi.
Ma è la lista delle prestazioni all time sugli 800 a risultare sconquassata in questo 2024. Perché gli atleti capaci di scendere sotto l’1’42” sono diventati 10, oltre a 11 dei migliori 20 tempi di sempre.
Che si sia entrati in una nuova era degli 800 lo si evince da un dato sottolineato all’indomani delle Olimpiadi dal giornalista Johnatan Gault di LetsRun.com. Dal 2019 al 2023 solo un atleta era stato capace di correre sotto l’1’43: il botswano Nijel Amos, fermato poi per doping.
Gli stessi Wanyonyi e Arop hanno compiuto un salto di qualità senza precedenti, se si considera che nel 2023 erano riusciti di un soffio a scendere sotto la barriera dell’1’43”. Ma non sono i soli. Prendiamo il francese Gabriel Tual, che lo scorso 7 luglio, allo Charlety di Parigi (era la Diamond League) ha stabilito il nuovo primato nazionale con 1’41″61, in quel folle 800 in cui l’algerino Sedjati – altro nome da tenere sotto la lente d’ingrandimento – si è spinto fino all’1’41″56.
In Italia resiste invece da oltre cinquant’anni l’1’43’7 di Marcello Fiasconaro. Ma mai come quest’anno quel tempo a lungo inavvicinabile ha tremato, per merito dei progressi di Catalin Tecuceanu (1’43″75 a Montecarlo), che si affaccia al 2025 fresco di cambio allenatore: dallo storico coach Gianni Ghidini ad Andrea Ceccarelli, direttore tecnico delle Fiamme Gialle a Castelporziano e allenatore di Gaia Sabbatini.
Di chi è il merito?
Ma com’è stata possibile una crescita così marcata? A primo acchito, il merito viene attribuito alle super spikes, le chiodate di ultima generazione che secondo gli studi recenti migliorano l’economia di corsa del 2% e portano benefici anche agli ottocentisti, sebbene la schiuma contenuta nell’intersuola continui a fare molto più la differenza nelle lunghe distanze, quando si atterra più di tallone o mesopiede.
Ma è anche vero che gli atleti, queste super scarpe, le hanno a disposizione da cinque anni e nelle ultime due stagioni non si era andati oltre gli 800.
Secondo l’analisi fatta da Letsrun.com, pare essere cambiata anche la strategia e la gestione del cronometro, fondamentale per affrontare il doppio giro di pista. Se in occasione delle precedenti migliori prestazioni al mondo, i grandi campioni correvano i primi 400 metri a spron battuto, passando spesso e volentieri sotto i 50 secondi (vedi Rudisha e Kipketer), i più veloci del 2024 hanno invece avuto un approccio diverso, partendo con relativa tranquillità e passando al suono della campana dopo 51 secondi, una strategia che in alcuni casi ha permesso anche di chiudere con il negative split. A Parigi sono risultati più veloci nella seconda parte sia Arop (51″1-50″1) che Sedjati (51″1-50″5), mentre la medaglia d’oro Wanyonyi ha distribuito le forze in egual misura, correndo i primi 400 in 50″3 e i secondi in 50″8.
Ultimo fattore da tenere in considerazione per spiegare i super tempi del 2024 è quello del bicarbonato di sodio, la cui assunzione, divenuta molto popolare tra i mezzofondisti, andrebbe a contrastare gli ioni idrogeno che si accumulano nei muscoli durante l’attività anaerobica.
Tra gli utilizzatori del bicarbonato in formula speciale ci sono i due campioni olimpici degli 800, Wanyonyi e Keely Hodgkinson, nonché lo stesso Arop, il quale pare abbia assunto la miscela per la prima volta proprio nella semifinale olimpica.
Concorrenza agguerrita, scarpe, il negative split e il bicarbonato: quattro ingredienti esplosivi che ben presto potrebbero determinare un nuovo record del mondo e catapultare la disciplina nella dimensione dei 99 secondi.