L’anno di due medaglie pesanti: il bronzo ai mondiali in sala di Glasgow e quello agli europei di Roma. L’anno dei record italiani. Prima nei 60 indoor : 7″02 a Torun, in Polonia. Poi nei 100 piani: 11″01 all’Olimpico, a limare di un centesimo il clamoroso crono del mese prima a Savona. Ma anche l’anno della delusione olimpica, con l’eliminazione in semifinale ma soprattutto tempi lontani dal potenziale espresso nella prima parte del 2024.
La stagione di Zaynab Dosso, la ragazza più veloce d’Italia, può essere definita double face. Quel correre (e raccogliere) così tanto da gennaio a giugno è direttamente proporzionale alla prestazione sottotono di Parigi. Perché in un’annata che resta incredibilmente positiva, “Za” ha chiesto troppo al suo fisico e ha finito per scottarsi.
La 25enne delle Fiamme Azzurre sa bene che da ogni esperienza s’impara. E ora che ha riacceso i motori e i cattivi pensieri sono alle spalle, si può serenamente analizzare ciò che è stato e proiettarsi in un 2025 all’insegna della maturazione. Dove ogni cosa dovrà stare al suo posto. Sgobbare sì, strafare no.
SU GIORGIO FRINOLLI
“Il fatto che lui si sia messo in discussione dopo Parigi, mi ha fatto sentire meno sola e non assalita dai sensi di colpa. Nel momento peggiore degli ultimi tre anni, ho sentito tutto il suo sostegno”.
Zaynab, cosa resta allora di questa intensa stagione?
“Ho imparato a dover essere meno severa con me stessa. Il 2024 è stato il primo, vero anno intenso dove a cominciare dal raduno invernale di Tenerife ho sempre spinto al massimo la macchina. Non mi sono mai risparmiata, dando tutti i giorni il 110%. I grandi risultati che sono arrivati ma anche la delusione olimpica mi hanno fatto capire tanto di me. E che ci sono momenti in cui è necessario ascoltare il proprio corpo e non è possibile chiedere di più”.
Fino a giugno hai raccolto record italiani e medaglie internazionali. Pensavi che tutto questo potesse succedere proprio quest’anno?
“Sì, perché nel 2023, facendo solo tre gare e due mesi di preparazione, avevo corso in 11″14 (a Budapest, aveva pareggiato il primato italiano di Manuela Levorato, ndr) e mi ero detta: “se ho fatto questo quando di mezzo c’è stato un infortunio muscolare, allora il prossimo anno se riesco a evitare i guai fisici e a lavorare con costanza andrà ancora meglio”. Avevo tutto per riuscirci del resto. Il talento. La mentalità, perché ho deciso di stare con le migliori. E un allenatore come Giorgio che sa ascoltare”.
Che effetto fa essere la sprinter più veloce d’Italia?
“E’ una bella sensazione, soprattutto se ripenso a quella ragazzina che da allieva prometteva bene ma non è mai riuscita a fare il salto di qualità. Ho avuto il merito di non arrendermi e di accettare i sacrifici, a cominciare dal trasferimento da Rubiera a Roma a mie spese”.
A tal proposito, l’incontro con Frinolli è stato determinante.
“Ho incontrato Giorgio nel 2018. Avrei dovuto iniziare a lavorare anche per aiutare la famiglia. Ero al raduno giovanile di fine ottobre e lui, da responsabile delle Fiamme Azzurre, mi chiese se avessi voglia di partecipare a un concorso. Era l’occasione che stavo aspettando. Il primo anno facevo la spola tra casa e Roma. Arrivò il primo titolo italiano, Giorgio collaborava con la mia storica allenatrice, Loredana Riccardi. Poi andai a Tokyo, quasi da spettatrice. Ma per le mie qualità bisognava dare una sterzata e raggiungere Frinolli nella Capitale. Era giunto il tempo di fare atletica in un certo modo”.
Se ti volti indietro, cosa vedi?
“La crescita di questi anni. Quando sono entrata in un gruppo militare, non ho mai pensato di essere arrivata in una zona di comfort. Sono andata via dal mio paese, dove avevo tutto, per inseguire un sogno e andare alle gare non solo per partecipare. Ecco, mi è dispiaciuto non poter dimostrare tutto il percorso fatto proprio alle Olimpiadi. Ma riparto dallo stesso fuoco dentro che da sempre sento quando scendo in pista”.
Con Frinolli c’è un rapporto straordinario. All’indomani delle Olimpiadi, proprio in una nostra intervista si assunse le responsabilità della gestione tecnica che non vi aveva consentito di performare come avreste voluto…
“Il suo miglior pregio è che non dice mai di avere ragione. Dopo Parigi ci siamo detti che probabilmente avevamo sbagliato tutti e due. Il fatto che lui si sia messo in discussione, mi ha fatto sentire meno sola e ha fatto sì che non fossi assalita dai sensi di colpa. Nel momento peggiore degli ultimi tre anni, ho sentito il suo sostegno. Per questo non ho mai pensato ad altre opzioni. Ho avuto una crescita pazzesca in questo 2024. Bisogna solo capire quando abbassare il carico mentale. A volte si deve essere meno esigenti”.
Secondo te cosa è successo dopo il mese di giugno, quando la condizione è iniziata a calare e non hai più trovato il feeling con il cronometro?
“Innanzitutto non permetto a nessuno di dire che la preparazione è stata sbagliata e ancor di meno che ai Giochi ho patito la tensione. Non esiste proprio. Semmai io e Giorgio abbiamo capito che con me non funziona fare tutto al 100%. Abbiamo spinto da gennaio a giugno: mondiali indoor, mondiali di staffetta, europei. A Roma mi sono fatta anche male, una piccola lesione al bicipite. Ho tenuto dentro il dolore, continuando ad allenarmi per le Olimpiadi. A un certo punto, è normale che la stanchezza abbia preso il sopravvento. Il fisico non poteva reggere fino ad agosto”.
Cosa vi siete detti quando vi siete ritrovati a fine settembre dopo il meritato periodo di stacco?
“Che nel 2025 bisogna fare le scelte che stanno bene a entrambi, senza condizionamenti esterni, rinunciando in modo sereno a qualcosa”.
I primi obiettivi quali saranno?
“La stagione indoor. Ci sono europei e mondiali a distanza di due settimane. Si può fare. E i mondiali di Tokyo previsti a metà settembre si possono preparare con calma”.
Cosa manca a Zaynab Dosso per scendere sotto gli 11″?
“A giugno, nel picco di forma, sentivo che c’erano ancora margini. Affronterò il 2025 con più consapevolezza ma non ci sono aspetti da stravolgere. Sono sicura che molte cose mi verranno più naturali”.
Cosa avete fatto in questo primo mese di preparazione?
“Lavoro aerobico e fisico, specie in palestra. E’ ‘ il momento di mettere tra le priorità la prevenzione degli infortuni. E poi tanto volume, con diverse sessioni da 150 e 200 metri”.
Prima però ti sei concessa un mese abbondante di vacanze. Del resto staccare era la cosa migliore da fare…
“Sono scappata nella mia Costa d’Avorio. Posti genuini, lontani dalla routine, che ti aiutano a restare coi piedi per terra. Sono rimasta laggiù per venti giorni. Mi sono sentita coccolata, da Man sono arrivati tantissimi parenti della mia grande famiglia. Tutti i giorni era una festa, ho dimenticato la vita da atleta e l’esperienza negativa di Parigi che mi stava opprimendo”.
L’ultima volta era stata nel 2022.
“Mi sono ripromessa di tornarci più spesso. Ho rivalutato ancora una volta tutto ciò che nella mia quotidianità do per scontato. Ho visto bambini di dieci anni lavare le macchine per strada e vendere i chips di platano ai semafori per pochi spiccioli. O anziani di 80 anni che spingevano carretti pieni di persone. Se regali loro una caramella, gli stravolgi la giornata. C’è gente che lì non mangia da una settimana, mentre io in Italia posso andare al ristorante e ordinare quello che più mi piace”.
Sappiamo che stai pensando anche a dei progetti.
“Ho portato ad Abidjan dei piccoli aiuti, vorrei avere l’opportunità di aprire una scuola e permettere ad alcuni bambini di studiare e avere la merenda tutti i giorni. Magari non risolverà i loro problemi, è chiaro che da soli non si può salvare il mondo. L’importante è fare qualcosa”.
Dopo la Costa d’Avorio, sei stata in Messico con il tuo fidanzato (è un martellista, ndr).
“Avevamo fatto una scommessa lo scorso inverno. Se lui avesse lanciato oltre i 75 metri il suo martello, gli avrei offerto la vacanza. Lui l’avrebbe pagata a me se avessi fatto il minimo olimpico. Chiaramente ho vinto io. E’ vero, avevo maggiori possibilità, ma lui ha accettato volentieri per spronarmi”.
Raccontaci allora quest’avventura.
“Abbiamo fatto delle immersioni subacquee incredibili. Ho nuotato vicino a squali e tartarughe, credo di aver passato alcune delle più belle giornate della mia vita. Avevo molta paura, soprattutto ad andare sott’acqua, anche perché ho imparato a nuotare giusto un anno fa…”.
Davvero?
“Sono stata costretta da Luminosa Bogliolo (allieva fino all’anno scorso di Frinolli, ndr). Il merito è tutto suo, ha avuto una pazienza infinita. Quando eravamo a Tenerife, sia in piscina che al mare, mi ha dato tante lezioni”.
A proposito di colleghe, cosa rappresenta per te Marie-Josée Ta Lou?
“Un punto di riferimento, sembra incredibile che io sia arrivata a correrle di fianco. Una campionessa molto umile, che mantiene il basso profilo e non fa show. E’ per questo che mi piace tanto anche Julien Alfred”.
Nei tuoi post sui social spesso leggiamo frasi relative alla fede.
“Sono musulmana e penso che tutto quanto ci succede sia già stato tracciato dall’alto per noi. Ogni giorno cerco di fare del mio meglio per farmi trasportare da questo disegno. La fede ti aiuta a superare gli ostacoli”.
E’ stato così anche nei periodi più difficili nell’atletica?
“L’anno scorso ho avuto tre infortuni e una stagione tutta in salita verso Budapest. Ma sono subito tornata in pista per lavorare e guarire. Bisogna sempre credere di cavarsela. E sono convinta che anche nell’atletica Dio ha messo sul mio cammino le persone giuste”.
Chiudiamo con una battuta sui tuoi capelli. Con quale acconciatura si presenterà Zaynab Dosso ai mondiali di Tokyo?
“Non lo so ancora, scelgo sempre nella settimana dell’evento. Magari ripropongo il colore degli europei di Roma. Ne avevo ordinato uno ramato in realtà, poi è arrivato quella specie di fucsia che senza volerlo era abbinato ai colori della manifestazione. Non era male in effetti. La parrucchiera? Del colore se ne occupa lei, ma l’acconciatura è affar mio. I miei capelli non li faccio toccare a nessuno!”.
L’AFRICA NEL CUORE
“Nella vita non bisogna dare niente per scontato. In Costa d’Avorio c’è gente che non mangia da una settimana, mentre io in Italia posso andare al ristorante e ordinare quello che più mi piace”
foto Grana / Fidal